E’ bello constatare ancora il gusto di ritrovarci insieme, salutarci, raccontarci le nostre “storie”, pregare insieme nella sincera, seppur povera, volontà di camminare nella vocazione. Ecco perché i frati si sono mossi numerosi da tutti i conventi della Provincia.
Sugli spunti offerti da fr. Pietro Maranesi si è cercato di recepire a fondo l’esperienza base che san Francesco confida nel suo Testamento: l’incontro con il lebbroso prima e quello poi con il crocifisso di san Damiano s’illuminano a vicenda: non si può amare Dio che non si vede, se non si ama il fratello che si vede (magari lebbroso, nel senso di … indigesto, fastidioso, insopportabile nel suo essere fatto così): «… l’avete fatto a Me», dice il Signore Gesù.
Il Cristo della Croce è il lebbroso-fratello, non cercato né scelto, ma donatomi dal Signore; se si vuole, nella nostra sequela Christi è la croce da prendere e, «ciò che mi pareva amaro, mi fu trasformato in dolcezza di spirito e di corpo». Così egli ricorda: «Il Signore concesse a me, frate Francesco, di cominciare a facere poenitentiam … e usai con essi misericordia».