Al corso di formazione permanente organizzato dal Segretariato Fraternità Missione della CIMPCap hanno partecipato una cinquantina di frati del Nord Italia. Il titolo di questo secondo incontro zonale comprensivo delle cinque provincie del Nord Italia era: «Da che pulpito! Ovvero l’arte di comunicare per lasciare un segno».
Comunicare è davvero un’arte! Non tutti sono nati oratori o trainer di gruppo, ma si possono apprendere dinamiche, canali e modalità perché il contenuto che si vuol comunicare arrivi con empatia e accoglienza da chi ti ascolta e non cada nel limbo dell’annoiata disattenzione. Noi frati, abbiamo gruppi da animare, fedeli da accompagnare, celebrazioni per risvegliare l’interesse e la bellezza della fede cristiana.
Un esperto di comunicazione, Fabrizio Pirovano, ha fatto prendere coscienza di cosa bisogna tener bene presente perché la cosa abbia successo: ben più che il linguaggio verbale, il contenuto, (7%) – che va certo messo a fuoco, studiato, preparato e organizzato anche a seconda dell’uditorio (ad es. l’uomo d’oggi ha breve capacità d’attenzione a ragionamenti astratti, preferisce aderenza a fatti e indicazioni pratiche, immediatamente fruibili, da portare a casa, messaggi positivi e non ramanzine o “prediche” accusatorie) – pesano grandemente il linguaggio non-verbale(55%), ossia le tue espressioni del volto il tuo sguardo, il tuo sorriso, i gesti e la postura, e il linguaggio para-verbale (38%), ossia il tono e il colore della voce adatto ai diversi momenti: per l’apertura del tema è adatta una voce alta, vivace (gialla) e poi calda, rassicurante (verde); per lo sviluppo ci va una voce verde e/o una voce sicura, docente, chiara con pause e sottolineature (blu) può starci anche una voce passionale, ma non prolungata (rossa) e per la conclusione di nuovo voce verde, ma che riassumi veramente e chiuda il discorso.
Con una voce “monotona”, sempre uguale, la noia è assicurata. Perciò, non badare a queste cose è come avere un messaggio importantissimo da trasmettere ma la tua trasmittente è precaria o inadatta e si finisce per non attirare né convincere chi tenta di sintonizzarsi e allora, egli si distrae, prende sonno, non gli interessa risentirti un’altra volta.