Quattro giorni, due ore al giorno, un camposcuola virtuale. Ma è possibile chiamarlo così, quando del campo manca la presenza, la vicinanza, lo sguardo d’intesa, il sorriso? A concludere un anno in cui tante, troppe cose ci sono state tolte, davvero connettersi davanti a un computer può darci qualcosa? Ce lo siamo chiesti in tanti. Ma in tanti abbiamo deciso di provare che, in fondo, male non ci avrebbe fatto.
E infatti, ci ha fatto solo bene. Perché il tema, affrontato nella catechesi del primo giorno, nella riflessione del secondo, e nella condivisione del terzo è stato il DONO. Tema più azzeccato a quest’annata folle non poteva esserci. A pochi giorni dalla fine dell’anno, riflettere su ciò che di buono Dio ci ha offerto, cercare e scoprire quali piccole grandi ricchezze popolano la nostra vita, allenare lo sguardo a cogliere la bellezza, sono la chiave per non chiudere il bilancio di questo 2020 in negativo, per iniziare il 2021 con un cuore riconoscente.
Partendo dalle lodi proposte tutte le mattine, passando dalla compieta della sera del 28, per arrivare all’adorazione guidata dell’ultima sera, la preghiera ha avuto comunque il suo spazio che, forse, senza partecipare al campo, non le avremmo dedicato.
Certo non è stato paragonabile ad un campo in presenza, ma questa esperienza ci ha provato indiscutibilmente che, non importa dove siamo, quanti lockdown ci impediscono di vederci, la fraternità c’è. E sapere che, sparsi per tutto il veneto, ci sono persone che hanno condiviso con noi le stesse riflessioni, cantato le stesse canzoni, pregato di fronte allo stesso Altissimo, ci fa sentire legati in una catena forte e resistente, tenuta insieme da Dio stesso. E tutti sappiamo quanto fa bene. Soprattutto in questo periodo.