“È tutto finito. Non ce la faremo mai. Siamo stanchi e affranti da questa situazione!”
Quante volte abbiamo sentito queste frasi nelle nostre giornate?
Vi possiamo assicurare che questi erano anche i nostri pensieri, prima del campo, ma sono bastati quattro giorni per farci cambiare idea.
Infatti, dal 3 al 6 gennaio 2021, noi Giovanissimi Francescani abbiamo vissuto un campo molto singolare – si è svolto su Zoom – che è riuscito, nonostante qualche iniziale perplessità, a toccare nel profondo il nostro cuore.
Il tema del campo era “Una radice da sradicare” ovvero il peccato, di certo un tema che coinvolge ognuno di noi.
Siamo partiti dalla storia di re Davide: forse non tutti sappiamo che, se da un lato è stato un glorioso re di Israele, dall’altro è stato anche un grande peccatore.
Durante la prima giornata, dedicata alla catechesi, abbiamo parlato di come il peccato nasca dai nostri vizi e di quanto sia difficile riconoscerlo. Il peccato, infatti, gioca a nascondino, si nasconde nelle nostre fragilità e cresce come un’erbaccia difficile da sradicare.
Abbiamo dedicato la seconda giornata alla preghiera collettiva, ma soprattutto al deserto, ovvero un momento in cui rimanere da soli, in silenzio, in dialogo con Dio. Fare deserto non è semplicemente “non fare rumore”, ma ascoltare quella voce che parla di noi, anche se, a volte, è molto difficile da sentire.
Il giorno seguente abbiamo condiviso quanto avevamo scoperto in noi durante il nostro deserto. Condividere è il cuore della fraternità perché parlare con i fratelli ci mette duramente alla prova, rivelandoci chi siamo veramente e dandoci la consapevolezza di non essere mai soli. E la condivisione è una gioia immensa!
Con non poca malinconia l’arrivo della befana ha segnato l’inizio dell’ultimo giorno di campo, in cui abbiamo avuto l’occasione di fare shemà tutti insieme, ovvero ascoltare la Parola di Dio e farla nostra, per poi passare dal Vangelo alla vita di tutti i giorni.
Questa è la grande sfida che ci rimane dopo questi giorni: non sprecare il dono di Dio. Ogni giorno deve essere come un giorno di campo: sì, è possibile perché il Signore è vicino ogni momento.
In conclusione, per sradicare quella radice, dobbiamo andare alla ricerca dei nostri limiti, delle nostre fragilità, del nostro peccato, perché è proprio lì che troveremo il Suo immenso amore pronto ad accoglierci.