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I frati di Gorizia testimoni dell’8 per mille

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I frati di Gorizia con la loro mensa sono i testimoni della campagna pubblicitaria della Chiesa Cattolica per l’ 8×1000.

Voce dalla missione popolare dei novizi cappuccini

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Da domenica 3 a domenica 10 febbraio abbiamo partecipato all’eco-missione nelle parrocchie di S. Andrea e di S. Maria a Sforzatica (Dalmine, BG). Abbiamo così risposto all’invito che fr. Attilio Gueli (responsabile del Servizio Annuncio della Parola per la Provincia di Milano) aveva fatto alcuni mesi orsono. Per questo, lo scorso mese di gennaio, aveva tenuto qui a Tortona un breve ma esauriente incontro sul significato e le modalità della missione. Esauriente, sì; ma non tutto era stato chiaro, e non per colpa dell’appassionato confratello, ma perché certe situazioni si “comprendono” sul campo: e noi non vedevamo l’ora di “scendere in campo”. Cosa che è avvenuta, appunto, lo scorso 3 febbraio, quando siamo giunti, in una giornata uggiosa, alla parrocchia di S. Andrea, dopo aver lasciato la nostra Tortona imbiancata di neve. Eravamo un po’ trepidanti, è vero; ma eravamo attesi, e siamo stati talmente accolti bene (merito anche del ricordo che hanno lasciato i nostri fratelli del terzo anno di Milano, che tre anni fa erano venuti proprio qui per la missione cittadina) che ogni timore è da lì a poco svanito. A noi era stato chiesto il servizio della visita alle famiglie (con licenza di partecipare anche agli altri incontri, se liberi e desiderosi di farlo), cosa che abbiamo iniziato il giorno seguente, alla luce di un bel sole che, durante la settimana non ci ha mai lasciato.

Ecco alcune nostre risonanze.

«Personalmente ho vissuto questa esperienza con fatica ma in un modo molto sereno. Suonare da solo circa 200 campanelli, entrare nelle case non è stato facile per me, come anche ricevere dei “no”. Ma quello che più mi ha aiutato è stata la piccola consapevolezza di essere uno strumento nelle mani di Uno che è più grande di me e della mia goffaggine. E ho visto miracoli: l’accoglienza, prima di tutto della famiglia che mi ha “adottato” e poi delle persone che hanno scelto di aprire la loro porta è stato qualcosa di forte, di commovente. Vedere come le persone si sono aperte condividendo gioie e dolori con me che non mi conoscevano! Tutto questo mi ha spinto a condividere con la fraternità allargata che il Signore in quei giorni ha voluto donarmi. Ringrazio il Buon Dio perché sempre opera meraviglie e sempre è capace di stupire. E in Lui ringrazio per i “no” che ho ricevuto e per chi ho incontrato e conosciuto» (Davide Rosso).

«La missione popolare posso considerarla una grazia da parte del Signore, che ha portato nuova linfa nel cammino di sequela al suo Vangelo. Portare la Parola di Dio nelle varie famiglie, come membro della Chiesa e come frate cappuccino, non è sempre stato facile: ho incontrato famiglie che hanno rifiutato la visita e non mi hanno accolto, ma varie persone che mi hanno dato la possibilità di entrare in casa loro mi hanno aperto il cuore della loro vita, raccontandosi. In questa settimana ho avuto la possibilità di parlare e confrontarmi con una fraternità allargata agli altri frati missionari alla comunità parrocchiale, che ci ha fatto sentire fin da subito a casa nostra, accogliendoci in modo caloroso. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di crescere sia sotto l’aspetto spirituale che umano» (Manuel Murer).

«La mia esperienza è stata molto bella. Mi sono sentito come un frate dei tempi di san Francesco. Ho scoperto com’è importante la nostra vocazione, perché tutte le persone hanno bisogno dell’amore di Dio. Questa esperienza mi ha aiutato a uscire da me stesso per donarmi agli altri. Ringrazio Dio per questa opportunità, grazie alla famiglia che mi ha accolto, grazie a don Claudio che ha dato una bella testimonianza come buon pastore. Grazie a tutti frati perché ho sentito il loro affetto» (Mišo Biskup).

«Grazie al nostro Dio perché mi ha donato la possibilità di vivere una nuova esperienza di missione; grazie a don Claudio, ai suoi collaboratori e volontari, alla famiglia che mi ha ospitato per la loro accoglienza e amicizia. Grazie a fr. Attilio e a tutti i frati per la semplice fraternità e lo spirito di preghiera che ho sperimentato insieme a loro. Ogni persona che ho incontrato è stata un dono, anche chi non ha accolto la visita, perché il Signore ama tutti» (Marco Speziale).

«Avevamo una vaga idea di come ci avrebbero aspettato, ma c’erano anche tanti punti di domanda: come sarà la famiglia che ci ospiterà? Come accoglierà la parrocchia? Come sarà andare in giro a suonar campanelli? Come ci accoglierà la gente? Appena arrivati però ci siamo resi conto che gran parte di quelle preoccupazioni sarebbero presto sfumate. L’accoglienza in parrocchia è stata eccezionale e pure le “famiglie adottive” hanno aperto le case come a dei veri e propri figli… Ogni giorno da lunedì a sabato, dopo le lodi e la messa, ci incamminavamo lungo tutte le vie di Sforzatica per portare ad ogni casa (ma proprio a tutte, eh!) la benedizione del Signore. Dobbiamo ammettere che non è stato facile, abbiamo ricevuto tanti rifiuti (quasi mai scortesi, va detto) e questo un po’ demoralizzava; le case in cui siamo stati accolti, però, ci hanno fatto sentire davvero benvoluti, ci hanno mostrato quanta voglia c’è di incontrare il Signore, di lasciarlo entrare nella nostra casa come Zaccheo ha fatto a Gerico (era proprio il Vangelo preso a tema per l’eco-missione)» (Davide Zanasi).

«Prima della partenza pur non sapendo bene cosa mi aspettava ero entusiasta. Ogni frate aveva una propria via da percorrere. Sono stato contento, le famiglie mi hanno accolto con grande gioia; per la prima volta mi sono sentito libero, libero di ascoltare i problemi di ogni famiglia, e ogni famiglia ha una storia. Pur essendo faticoso, mi sentivo accompagnato da Gesù; ed era bello ascoltare le persone e fare insieme la benedizione, e vedere i loro volti spesso sorpresi perché facevamo questo senza chiedere contraccambio…» (Massimo Crivello).

«Da qualche anno non facevo esperienza di missione, ed ero decisamente “fuori allenamento”. Anche per me non è stato facile entrare nelle case e non mi sono mai lasciato abbattere dai no o dalle assenze, numerose. È stata la semplicità, più che l’ingenuità, a farmi vivere in modo sereno queste situazioni. A chi ha aperto, sono grato perché mi ha consegnato un po’ della sua vita, condividendo con me gioie e dolori, attese, speranze. Una seconda cosa, vorrei sottolineare: il clima di fraternità che si è spontaneamente creato fra di noi missionari (in tutto 17) che pure non viviamo nello stesso luogo e con cui magari da tempo non ci si vedeva; questo clima, ne sono sicuro, dice molto di più di tante parole, e rende sempre più bello il nostro vivere da frati minori cappuccini. Da ultimo, da queste righe, vorrei proprio ringraziare i novizi per il bel lavoro che hanno fatto: con passione, pazienza, dedizione e partecipazione; scomodando s. Paolo, si sono fatti “tutto per tutti” (1Cor 9,22), insistendo “al momento opportuno e non opportuno” (2Tm 4,2), senza però esagerare o strafare, ma con quella calma e amabilità che li contraddistinguono» (fr. Ugo Secondin).

Secondo incontro zonale di formazione permanente. Camposampiero (PD) 20-22 febbraio

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Al corso di formazione permanente organizzato dal Segretariato Fraternità Missione della CIMPCap hanno partecipato una cinquantina di frati del Nord Italia. Il titolo di questo secondo incontro zonale comprensivo delle cinque provincie del Nord Italia era: «Da che pulpito! Ovvero l’arte di comunicare per lasciare un segno».

Comunicare è davvero un’arte! Non tutti sono nati oratori o trainer di gruppo, ma si possono apprendere dinamiche, canali e modalità perché il contenuto che si vuol comunicare arrivi con empatia e accoglienza da chi ti ascolta e non cada nel limbo dell’annoiata disattenzione. Noi frati, abbiamo gruppi da animare, fedeli da accompagnare, celebrazioni per risvegliare l’interesse e la bellezza della fede cristiana.

I partecipanti

Un esperto di comunicazione, Fabrizio Pirovano, ha fatto prendere coscienza di cosa bisogna tener bene presente perché la cosa abbia successo: ben più che il linguaggio verbale, il contenuto, (7%) – che va certo messo a fuoco, studiato, preparato e organizzato anche a seconda dell’uditorio (ad es. l’uomo d’oggi ha breve capacità d’attenzione a ragionamenti astratti, preferisce aderenza a fatti e indicazioni pratiche, immediatamente fruibili, da portare a casa, messaggi positivi e non ramanzine o “prediche” accusatorie) – pesano grandemente il linguaggio non-verbale(55%), ossia le tue espressioni del volto il tuo sguardo, il tuo sorriso, i gesti e la postura, e il linguaggio para-verbale (38%), ossia il tono e il colore della voce adatto ai diversi momenti: per l’apertura del tema è adatta una voce alta, vivace (gialla) e poi calda, rassicurante (verde); per lo sviluppo ci va una voce verde e/o una voce sicura, docente, chiara con pause e sottolineature (blu) può starci anche una voce passionale, ma non prolungata (rossa) e per la conclusione di nuovo voce verde, ma che riassumi veramente e chiuda il discorso.

Con una voce “monotona”, sempre uguale, la noia è assicurata. Perciò, non badare a queste cose è come avere un messaggio importantissimo da trasmettere ma la tua trasmittente è precaria o inadatta e si finisce per non attirare né convincere chi tenta di sintonizzarsi e allora, egli si distrae, prende sonno, non gli interessa risentirti un’altra volta.

Villafranca di Verona: ostensione del saio di San P. Pio

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Sabato 2 febbraio, c’è stato un singolare avvenimento cittadino: alle 17, scortato da fr. Luciano Lotti, direttore dei Gruppi internazionali di preghiera, è arrivato il saio che padre Pio indossava al momento in cui – cent’anni fa (1918) – riceveva le stimmate di Gesù Crocifisso. La mattina di quell’anl’anno, terminata la Messa, si trovava in preghiera nel coro sopraelevato dell’antica chiesetta della Madonna delle Grazie e lì venne raggiunto da Lui.

Anche se sferzavano una pioggia insistente e un discreto vento di tramontana, la chiesa è stata invasa da molte persone: tutti volevano vederlo e toccarlo. Alle 18, il piccolo presbiterio accolse i ministranti, i dieci concelebranti e il vescovo Giuseppe Zenti. Al vedere tanti fedeli devoti, il vescovo si commosse e al vangelo, di fronte anche alle autorità cittadine, pronunciò parole impegnative per loro e per tutti (lui compreso). Suggerì di non guardare il saio, ma di pensare a chi l’aveva indossato, invitando tutti a farsi santi. 

Alle 20,30 un corteo, accompagnando in processione l’eccezionale reliquia, raggiunse il duomo della città per una prolungata veglia di preghiera. Il giorno seguente, alla Messa domenicale delle 11,15, presieduta dal ministro fr. Roberto Tadiello e concelebrata da tre sacerdoti, i banchi del capiente duomo erano pieni. Nell’omelia si evidenziò il fatto che tutti, nella sinagoga, davano testimonianza a Gesù per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, ma nel contempo esprimevano meraviglia, sapendo chi egli era il figlio del falegname, chiamato Giuseppe. Anche di Padre Pio si continua a dare testimonianza, ma nel contempo continuiamo a chiederci: “Non è egli il figlio di umili contadini?”.

Fr. Rodolfo Saltarin

Premiato il nostro fratello vescovo Mons. Ioannis Spiteris

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Nella ricorrenza dei 200 anni dalla fondazione della Società Biblica Greca a Corfù (1819), il nostro confratello mons. Ioannis Spiteris, vescovo di Corfù, è stato premiato pubblicamente il 16 febbraiopresso il Duomo di Corfù per il suo lungo e qualificato impegno nella diffusione della parola di Dio. Bella la testimonianza del metropolita ortodosso di Corfù Nektariosche nel suo saluto ha sottolineato l’importanza della collaborazione delle due Chiese e dei due Pastori sul piano sociale e religioso, specie in questi tempi di crisi economica e di perdita della fede cristiana. Teologo d’eccezione e conoscitore profondo dei Padri orientali della Chiesa, con i suoi scritti e la sua partecipazione al Dialogo intercristiano mons. Ioannis si è dedicato alla diffusione del Vangelo con carità, apertura e al passo dei tempi.

Il reverendo Meletios Meletiàdis, Presidente del Sinodo Generale della Chiesa Evangelica di Grecia, riconosce il genuino spirito ecumenico che ha mosso S.E. Ioannis senza far sì che la ricerca di una convergenza ecumenica risultasse a danno della sua Chiesa o delle sue idee teologiche. Egli non è diventato Ortodosso, né Evangelico; è rimasto membro attivo e fedele, nonché pastore della Chiesa Cattolica in Grecia, offrendo a tutti un bell’esempio di sincero approccio ecumenico e rispetto promotore dell’ “altro”; ulteriore frutto, bello ricco e fecondo, del suo lavoro nella Società Biblica Greca è stata la collaborazione nel realizzare la versione comune del testo biblico, accettata da tutte e tre le confessioni cristiane, cosa prima assolutamente inesistente. Perciò lo ringrazia per il coraggio di seminare, investire nell’amore e nell’accoglienza dell’altro cosicché, ora, quanto ne è nato prospera e va a coprire quanto ci divide. Con il suo contributo ha aiutato a dare concretezza alla preghiera del Signore: “Che siano anch’essi uniti a noi, e così il mondo creda che tu mi hai mandato”; con il suo atteggiamento ecumenico e spirito cristiano ha attuato quando disse papa Giovanni XXIII: “Nelle cose necessarie unità, in quelle dubbie libertà, in tutte sempre la carità” (Ad Petri Cathedram– 29.06.1959).

Commosso, il metropolita di Dimitriade Ignatios, Presidente della Società Biblica Greca, ha riconosciuto questa associazione come “l’unico organismo ecumenico che funziona in Grecia” ed ha messo in rilievo il ruolo che S.E. Spiteris ha avuto al suo interno, riqualificando il ruolo della Chiesa Cattolica nella salvaguardia e nella diffusione della parola biblica. Legati da veri sentimenti di stima e di comunione i due Gerarchi hanno collaborato per decenni nelle zone di Volos e della Grecia settentrionale per il loro gregge. Se negli ultimi 20 anni la fiducia tra le Chiese Ortodossa, Cattolica e Protestante è stata presa a martellate, la Grecia risulta un modello da imitare, avendo posto come unico scopo la ri-evangelizzazione del popolo, ché i Greci approfondiscano di nuovo la parola di Dio. E, ringraziando, concluse: “Rimarrete sempre per noi l’uomo dell’Unità, vive congratulazioni!”.

Professione perpetua di fr. József Virth. Mór 23 febbraio 2019

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Sabato 23 febbraio 2019 alle ore 10.30 la Magyar Kapucinus Delegáció ha celebrato una festa speciale: la professione perpetua nella fraternità Cappuccina di fr. József Virth. Per la circostanza, oltre ai fratelli della Delegazione d’Ungheria, erano presenti il Ministro provinciale, fr. Roberto Tadiello, vari confratelli venuti da Venezia e da Mestre e fr. Leopoldo Ingegneri.

La celebrazione è stata semplice e solenne, ma ha lasciato gustare la misericordia di Dio. La messa era in ungherese, presieduta dal Delegato fr. Sergio Tellan, mentre il Provinciale ha ricevuto la professione e ha tenuto l’omelia in italiano; traduttore è stato fr. Péter Pál. La chiesa di Mór era gremita di fedeli. Presente la mamma, felicissima, di fr. József con i suoi familiari, i terziari francescani, e tanti amici.

È stato un bel dono di Dio per tutti noi, un segno di speranza per il futuro; una iniezione di fiducia nel Signore che provvede. Hanno partecipato anche alcuni giovani che sono in cammino vocazionale con noi e questa festa li ha incoraggiati. Speriamo bene. Guardiamo al futuro con speranza.

Dopo la celebrazione la festa è continuata con pranzo fraterno e, alla sera, ci siamo ritrovati per una sana ricreazione davanti ad una buona palinka (grappa) ed un mazzo di carte. Grazie ai fratelli che sono venuti a condividere la nostra gioia.

Giornata della vita consacrata a Mestre il 2 febbraio 2019

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Nella Giornata della Vita Consacrata, per la prima volta in assoluto, il patriarca di Venezia e i religiosi si sono uniti in preghiera nella chiesa di S. Carlo Borromeo, presso i Cappuccini di Mestre. Bella la partecipazione di oltre 30 sacerdoti e diaconi, diocesani e religiosi, studenti teologi e seminaristi e folto numero di religiose.

Dopo la processione partita dalla chiesa “Cuore Immacolato di Maria” in Altobello (Mestre) dei Somaschi e la benedizione delle candele, nell’omelia il pastore ha esortato: Un mondo che si mostra insensibile alla presenza e al segno dei cristiani consacrati, non demoralizzi ma animi alla radicalità evangelica che li contraddistingue, coscienti della violenza che il Regno subisce, al pari del profeta Geremia, annunciando a tutti il Dio che, per amore ha creato, per amore ha redento, per amore invita l’uomo a partecipare all’amore divino.

La varietà dei carismi rende ricca e bella la Chiesa e “utile” all’umanità, per questo l’invito alla generosità e il ringraziamento del Patriarca per quanto le persone consacrate offrono alla Chiesa che è in Venezia. 

Al termine della celebrazione S.E. Francesco ha omaggiato i religiosi/e giubilari (25°-70°) con una sveglia “senza lancette” indicante una vita per Dio a tempo pieno. Una è finita nelle mani del nostro guardiano fr. Elvio Battaglia (25°).

Spirito ecumenico a Venezia

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Le celebrazioni nel centro storico di Venezia e in terraferma hanno configurato una sorta di staffetta quotidiana presso comunità cattoliche, ortodosse ed evangeliche. 

Fr. Paolo Cocco ha espresso lo spirito ecumenico che arde nella nostra fraternità della Giudecca partecipando a quasi tutte queste tappe: celebrazioni della Parola e momenti fraterni conviviali presso la chiesa della Risurrezione a Marghera e quella luterana a Venezia, ove sacerdoti ortodossi hanno letto un messaggio del loro vescovo; in quella ortodossa copta di Campalto (da non confondere con la loro cattedrale in costruzione a Tessera) un sacerdote cattolico ha offerto una riflessione; in quella anglicana a Venezia è intervenuta una laica cattolica; in quella ortodossa greca a Venezia è intervenuto il pastore anglicano; nella chiesa parrocchiale di Malcontenta ha predicato un pastore avventista; in una cappellina di S. Giobbe un candidato pastore valdese ha offerto una sua riflessione e in quella ortodossa romena a Mestre ha predicato un sacerdote cattolico. 

Ultima tappa, la celebrazione nella cattedrale di San Marco, nella quale, prima del patriarca, ha predicato il molto rev. David Amid, vescovo anglicano per l’Europa meridionale. 

L’indomani fr. Paolo lo ha accompagnato assieme a padre Malcolm Bradshaw, cappellano della chiesa anglicana di S. Giorgio in Venezia e al prof. David Newbold, a visitare il nostro storico convento lagunare con annesso studio teologico.

Covengo nazionale dei formatori cappuccini. Assisi 2019

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Dal 14 al 18 gennaio presso la Domus Laetitiae si sono realizzati 2 convegni nazionali: quello dei postulanti e quello dei formatori. Ai 16 postulanti (di cui 11 italiani) i frati di Spello hanno offerto alcune meditazioni sui luoghi di san Francesco; mentre il gruppo dei formatori si è soffermato sul tema del discernimento, con riflessioni offerte da  p. Marko Rupnik e da alcune sorelle del suo atelier teologico. 

Alla luce di ciò che è la chiamata battesimale, sono stati invitati a considerare l’accompagnamento dei giovani più come una “formazione” che una “probazione”, quindi si è passati ai temi del discernimento e della preghiera. Il corso è stato molto apprezzato, a tal punto da chiedere un secondo appuntamento per il prossimo anno e, per l’anno successivo, un corso di esercizi ignaziani.