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I Cappuccini nel Triveneto

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Gli inizi

Nel 1526, alle origini della riforma cappuccina, tra i primi che si unirono a p. Matteo da Bascio ci fu p. Paolo da Chioggia, ex frate minore, che nella primavera del 1528 era a Chioggia. Egli collaborò attivamente alla stesura delle prime Costituzioni di Albacina (1529) e morì nel 1531. A lui seguirono p. Matteo da Schio (+ 1550) e altri. Le fonti parlano di una presenza molto precoce dei frati Cappuccini a Verona.

È comunque nella primavera del 1535 che p. Giovanni da Fano, ex Ministro provinciale degli Osservanti delle Marche passato ai Cappuccini, giunse nel Veneto per organizzare la Provincia religiosa.

Allo stesso anno, nel Capitolo generale di S. Eufemia a Roma, risale l’erezione della “Provincia Veneta di S. Antonio” comprendente il territorio delle tre Venezie e parte del Ducato di Mantova.

Nel 1536 furono fondati i conventi di Verona e di Schio, e l’anno dopo quello di Roncone (presso Padova). Nello stesso anno p. Giovanni da Fano fondò il convento di Marmorizzo (a 10 Km da Mantova). Nel 1537 si tenne a Schio “sotto una nogara” il primo Capitolo provinciale.

Nel 1539, per interessamento del grande predicatore p. Bernardino Ochino, i Cappuccini si insediarono a Venezia, nell’isola della Giudecca, in un piccolo eremo dedicato a S. Maria degli Angeli, costruito da p. Bonaventura da Venezia, minore osservante. Seguirono le fondazioni di qualche altro luogo (Vicenza, Treviso). Nel 1542 Bernardino Ochino, Vicario generale dell’Ordine, convocato a Roma dal Papa, mentre era a Verona (qui aveva tenuto una riunione con i superiori della Provincia e un “corso teologico” sulle lettere di San Paolo ai giovani predicatori) fuggì a Ginevra, passando alla Riforma protestante. Per questa ragione i Cappuccini furono osteggiati e a Venezia allontanati da S. Maria degli Angeli. Dopo alcune uscite dall’Ordine e molte prove, i Cappuccini ritrovarono la stima e l’affetto della gente anche nel Veneto, per cui poterono rientrare nel 1551 a S. Maria degli Angeli. Nel 1552 moriva a Venezia p. Matteo da Bascio, e nello stesso anno si pubblicò una seconda edizione delle Costituzioni.

DIFFUSIONE DEI CAPPUCCINI VENETI

I Cappuccini cominciano a diffondersi con nuove case nel Veneto, nel Friuli e nel Ducato di Mantova. Nel 1559 passarono da Marmirolo a Mantova; nel 1564 fu fondato il convento di Udine.

Nell’anno 1575, a Verona iniziò il noviziato il quindicenne Giulio Cesare Russo al quale fu posto il nome di Lorenzo da Brindisi. Nello stesso anno scoppiò la peste che porterà il Senato della Repubblica alla decisione di costruire in Venezia il tempio del Redentore. La prima pietra del nuovo tempio, che fu affidato alla cura dei frati Cappuccini, venne posta nel 1576. Sempre in quell’anno venne fondato il primo convento a Rovereto, in Trentino. Se nel secolo precedente Rovereto era sotto la dominazione di Venezia, in quel periodo era sotto il dominio della casa d’Asburgo. Permaneva la proibizione di Paolo III ai Cappuccini di oltrepassare le Alpi, non ancora revocata, ma Rovereto rientrava geograficamente nell’ambito dei confini d’Italia.

Varie sono le fondazioni di conventi in questo periodo. Nel 1585 viene fondato il convento di Arco.

Il 1593 vede i Cappuccini della Provincia Veneta passare le Alpi e fondare un convento a Innsbruck, nel Tirolo; ne seguiranno altri, poi separati nel 1605 per costituire due Commissariati (poi Province), in Tirolo e in Boemia-Austria. Nel 1597, per interessamento del Cardinale Ludovico Madruzzo, Principe Vescovo di Trento, i Cappuccini giunsero nella città di Trento dove da poco si era chiuso il Concilio Ecumenico (a cui aveva partecipato anche qualche religioso del nuovo Ordine) e occuparono il vecchio convento fuori Porta Veronese, abbandonato dai frati crociferi.

Con l’interdetto papale alla Repubblica di Venezia dell’anno 1606, i Frati Cappuccini dovettero esulare, con Teatini e Gesuiti, dai territori della Serenissima, venendo accolti nei conventi del Trentino e del Mantovano (rientrarono l’anno dopo). Passando per Ala, furono notati dalla gente e dai notabili che richiesero la loro presenza; nel 1610 i frati vi entrarono ufficialmente.

Nel 1602 San Lorenzo da Brindisi divenne Vicario generale dell’Ordine: visitò da Ministro provinciale e generale le nostre case. Morirà in missione di pace in Galizia nel 1619. Nel 1583 aveva vestito l’abito a Verona il Beato Tommaso Acerbis da Olera; dimorò in vari luoghi del Veneto e del Trentino, fino a quando venne destinato a Innsbruck, dove morì nel 1631. Nel 1630 più di duecento frati si offrirono per fare assistenza agli appestati nei lazzaretti del Veneto e nel Trentino, e molti di essi morirono di peste. Dal 1645 al 1669 i Cappuccini vennero richiesti come cappellani delle galee veneziane, impegnate nella guerra di Candia; questo permise loro di diffondere tra quelle popolazioni la parola di Dio dandone eroica testimonianza con la vita. Nel settembre del 1683 il Beato Marco d’Aviano, fattosi cappuccino a Conegliano nel 1648, fu sotto le mura di Vienna come legato papale, prima della battaglia per la liberazione della città dall’assedio dei Turchi. Riuscendo a comporre i dissidi tra i capi dell’esercito cristiano, favorì la desiderata vittoria.

Nel 1729 la Provincia Veneta raggiunse il numero più alto di religiosi: 830. I luoghi erano 45.

LA DIVISIONE IN DUE PROVINCIE

Verso la metà del XVIII secolo, motivi politici portarono alla separazione dei conventi del Mantovano e del Trentino dalla Provincia Veneta. Cinque dei sei conventi del Mantovano erano sotto la dominazione di Carlo VI Imperatore; Castiglione invece, era sotto la dominazione veneziana. I quattro conventi del Trentino erano sotto la giurisdizione del Vescovo (Trento, Arco), o dell’Imperatore (Ala, Rovereto). Per questo motivo, i conventi situati nel Trentino e nel Mantovano erano detti dai Veneziani “conventi imperiali”; ed i religiosi nati in quei territori, “frati imperiali”.

A creare difficoltà fu inizialmente un decreto del Senato nel quale si ordinava che nei conventi di Religiosi, situati entro i confini della Serenissima, potessero essere superiori solo i sudditi veneti. Pur avendo finalità principalmente fiscali, questo decreto, accettato dai superiori della Provincia, causò notevoli tensioni, essendo palesemente discriminatorio. Dopo non pochi travagli, i guardiani dei “conventi imperiali” decisero di non partecipare al Capitolo provinciale del 1734; ed il Ministro generale, a cui i guardiani di questi conventi “acefali” si erano rivolti, in data 19 giugno 1734, erigeva i quattro conventi Trentini nella Custodia Tridentina, e lo stesso fece con quelli del Mantovano, a formare un’altra Custodia; dispose poi che ciascun frate si trasportasse nei conventi della sua nazione.

LA PROVINCIA DEL VENETO, FRIULI VENEZIA GIULIA

Nel 1769, il Senato veneto aveva già posto notevoli limiti all’accoglienza delle nuove vocazioni e soppressi 14 conventi della Provincia. Con la caduta della Repubblica di Venezia (1797) e l’avvento del governo napoleonico, si arrivò nel 1810 alla soppressione degli ordini religiosi, e di tutti i conventi dei Cappuccini della Provincia Veneta, da due anni ridotta a Custodia; si salvarono Capodistria e i due “ospizi” di Spalato e Castelnuovo di Cattaro.

Solo nel 1822, sotto l’Imperatore Francesco I, la Provincia poté essere ripristinata. La ripresa della vita religiosa fu graduale e in diverse località i frati dovettero cambiare anche il luogo del convento (Bassano, Udine, Verona, Lendinara).

Dopo i moti del 1848, cui parteciparono anche alcuni religiosi (es. p. Antonio Tornielli), che assicurarono anche l’assistenza ai feriti nella battaglia di Custoza del 1849, nel 1866 il Veneto venne annesso al Regno d’Italia (tranne Trento e Trieste). Nel 1867, le leggi Siccardi disposero la soppressione delle associazioni religiose, e i loro beni vennero incamerati o messi all’asta. Però questa volta i religiosi poterono ritornare abbastanza presto alla vita religiosa. E si aprì un periodo nuovo nella vita della Provincia.

Nel 1879 venne aperto il primo seminario serafico: il “collegetto” di Udine, da dove passarono S. Leopoldo Mandić, il Beato Andrea Giacinto Longhin, e altri notevoli personaggi. Altri seminari minori furono fondati successivamente. Nel 1894 venne affidata alla Provincia la Missione delle Isole Ionie; dal 1908 al 1911 venne affidato anche l’Istituto Apostolico d’Oriente con relative missioni; altri missionari andarono in Cile. Alla fine dell’800 la Provincia contava 7 conventi, 4 ospizi, 205 religiosi, dei quali una decina in missione, e 20 seminaristi.

Il ‘900 si caratterizza per l’apertura ad una intensa attività pastorale e per un nuovo slancio missionario. Vengono accettate parrocchie (la Tomba ad Adria, la Navicella a Chioggia) e create nuove parrocchie annesse alle chiese conventuali del SS. Redentore a Venezia, di Gorizia, Thiene e Belluno; alcuni religiosi sono chiamati al servizio dei predicatori apostolici; altri vengono consacrati vescovi (il Beato Andrea Giacinto Longhin, Vescovo di Treviso durante la prima guerra mondiale; Mons. Girolamo Bortignon, Vescovo prima a Belluno e poi a Padova; e altri); si accettano le missioni, come quella del Paranà (1919, ora Provincia), l’Etiopia (1936), l’Angola (1947, ora Custodia); notevole è il servizio nella predicazione (da ricordare per tutti p. Roberto da Nove e p. Raimondo da Herne), nella confessione (S. Leopoldo Mandić, canonizzato nel 1983, p. Giacomo da Balduina), tra i poveri (le mense ad oggi funzionanti), gli ammalati, gli operai, le persone in difficoltà (“Sesta Opera” a Mestre, ora “Cooperativa Olivotti” a Mira). Dal punto di vista culturale, di notevole importanza è la pubblicazione dell’Opera Omnia di S. Lorenzo da Brindisi, riconosciuto nel 1940 Patrono aeque principalis con S. Antonio di Padova e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1959, e l’affiliazione dello Studio Teologico “Laurentianum” al Pontificio Ateneo Antonianum (1968), primo Studio Teologico in Italia a ottenere questo titolo.

Con Regio Decreto in data 19 maggio 1932 venne conferita personalità giuridica alla Provincia di Venezia dei Frati Minori Cappuccini; con successivo Decreto del Presidente della Repubblica del 07 agosto 1990 essa assunse la denominazione di Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuccini. Dal 1940 la Curia provinciale, antecedentemente con sede nel convento del SS. Redentore in Venezia, passò a Mestre.

Lo spirito di rinnovamento scaturito dal Concilio Vaticano II ha segnato il cammino della Provincia in questi ultimi decenni, durante i quali l’Ordine ha richiesto la nostra presenza in Grecia (1988), Gerusalemme (1988), Ungheria (2001) ed è pure iniziato il fecondo periodo della collaborazione interprovinciale in particolare con le Province di Trento e di Milano, ma anche con tutte le province del nord Italia.

Contemporaneamente, la Provincia ha dovuto fare i conti con la diminuzione di vocazioni, per cui si è reso necessario lasciare varie attività e luoghi: Udine via Chiusaforte (1988), Mirano (2000), Pordenone (2005), Comacchio (2007), Chioggia parrocchia (2008) e Chioggia cimitero (2013), ospedale civile di Venezia (2008), Udine via Ronchi (2012), Adria (2013), Schio (2013), Verona (2013).

La statistica della Provincia al 31 dicembre 2013 indica 15 case in Italia, 13 in Angola, 4 in Grecia e 2 in Ungheria, per un totale di 330 frati (207 in Provincia, 95 in Angola, 15 in Grecia, 11 in Ungheria, 1 in Israele e 1 in Capo Verde) dei quali 7 vescovi, 230 sacerdoti, 2 diaconi, 61 fratelli laici professi perpetui, 30 fratelli laici professi temporanei. 10 sono i novizi.

LA PROVINCIA DEL TRENTINO

Già nel 1737 i cinque conventi mantovani, con Castiglione (che prima apparteneva alla Provincia di Brescia) furono uniti alla Provincia di Lombardia, mentre quelli trentini fecero resistenza all’unione con la Provincia del Tirolo, e nel 1740, vennero eretti a Custodia soggetta al Ministro generale. Arco divenne noviziato, Rovereto infermeria. Per accogliere gli ottanta frati trentini, vennero fondati anche i conventi di Condino e di Malè (1742).

Nel 1750, i sei conventi trentini, con i sei mantovani, dopo accordi presi dal Custode con l’Imperatrice Maria Teresa, formarono la Provincia di Mantova (con bolla papale), il cui primo capitolo si tenne appunto a Mantova nel 1750. Si arrivò ad un compromesso: un anno il capitolo si teneva a Mantova, il triennio dopo a Trento: si alternavano anche i Ministri provinciali, i segretari, i definitori. Così, nel servizio di Dio attraverso la preghiera, la predicazione, la cura ai poveri e ai malati, si arrivò al 1784, quando i sei conventi tridentini furono separati da quelli mantovani, a formare la nuova Provincia Tridentina, con il titolo “della Santa Croce”.

Purtroppo, appena eretta la Provincia Giuseppe II, il “re sacrestano”, si intromise pesantemente nella vita ed organizzazione della Chiesa, disponendo la proibizione della vestizione dei novizi. Il primo capitolo si tenne a Rovereto, nel 1785. Nel 1787 venne soppresso Arco. Nel 1810, come nel Veneto, Napoleone soppresse le congregazioni religiose. Ma nel 1815 venne ricostituita la Provincia. In questo periodo furono personaggi di spicco Mons. Luigi Puecher (in religione p. Luigi Maria da Calliano in Vallagarina), predicatore apostolico e Vescovo di Iconio, come pure Mons. Roberto Menini, Vicario Apostolico di Sofia e Costantinopoli. Notevole la presenza nelle Missioni (Bulgaria, Mesopotamia, Istituto Apostolico d’Oriente, Araucania, Brasile, Mozambico).

Nel 1837 si deve alla Provincia del Trentino il ripristino dei conventi di Badia a Brescia e di Bergamo, poi incorporati nel 1840 nella Provincia milanese. Risale al 1922 la fondazione dell’Ospizio a Fiera di Primiero. È invece del 1889 la fondazione della missione a S. Paolo (Brasile, ora Provincia), e del 1947 la fondazione della missione nella Zambesia (Mozambico), ora Custodia.

Con lettera in data 7 settembre 1933, il Ministero dell’Interno, Direzione Generale dei Culti, dava atto che la Provincia dei Frati Minori Cappuccini del Trentino possedeva personalità giuridica nell’Impero Austro-Ungarico ai termini dell’Ordinanza dei Ministeri del culto e dell’istruzione e della giustizia in data 13 giugno 1858, pubblicata nel Bollettino delle leggi imperiali n. 95 del 30 giugno 1858. Perciò venne riconosciuta anche in Italia, in base all’art. 75 del Trattato di San Germano, reso esecutivo con legge 26 settembre 1920 n. 1322, il quale disponeva che le persone giuridiche esistenti in territori trasferiti all’Italia erano da ritenersi italiane.

Nel 1923, i religiosi erano 139, di cui in missione 72; i luoghi in Provincia erano 7.

Nella storia più recente, a causa della diminuzione numerica, viene chiuso il convento di Condino (1970) e il seminario di Mattarello (1983), mentre vengono ritirate le fraternità dalla cura pastorale di alcuni luoghi: il santuario della Madonna delle Grazie presso Folgaria (1974), l’ospedale psichiatrico e civile di Castiglione delle Stiviere (1977), la parrocchia S. Luigi di Mantova (1998), l’ospedale civile di Mantova (2008), l’ospedale civile S. Chiara di Trento (2011).

Lo spirito di rinnovamento scaturito dal Concilio Vaticano II e dagli anni dopo il ’68 ha segnato il cammino della Provincia con la nascita di nuove forme di fraternità sia in città che fuori. Tali comunità di lavoro si basavano su un ideale nuovo di vita, dove i frati lavoravano come dipendenti e cercavano di vivere una vita evangelica, esercitare un apostolato basato sulla testimonianza di vita e condurre una vita di effettiva povertà inseriti nel mondo dei poveri. Si ricordano: Trento (1970-1975), Camparta (1976-1977), Calavino (1973-1979), Segonzano (1978-1998).

Al 31 dicembre 2013 la statistica indica la presenza nella Provincia di Trento di 7 case per un totale di 48 frati, di cui 38 presbiteri (1 nella Custodia generale di Mozambico), 10 fratelli laici professi perpetui.

DALLA COLLABORAZIONE TRA PROVINCIE ALL’UNIFICAZIONE

Tra la Provincia di Trentino e la Provincia del Veneto Friuli Venezia Giulia vi sono sempre state forme di collaborazione nell’insegnamento della teologia e in altre attività formative o pastorali. Negli anni ‘80/’90 sono particolarmente degni di nota gli incontri tra formatori delle Province del Nordest insieme con l’avvio di una nutrita e regolare serie di incontri dei religiosi fratelli.

Nel 1993 inizia una collaborazione più stretta per il postnoviziato a Villafranca di Verona, congiuntamente alle altre Province del Nord Italia (questa prima collaborazione durerà solo qualche anno). Nel 1998 le Province del Trentino e del Veneto, Friuli Venezia Giulia costituiscono un unico noviziato nella fraternità di Arco, con la presenza di alcuni religiosi veneti. Quando il noviziato passerà a Lovere (BG) nel 2007, Arco continuerà ad essere una fraternità interprovinciale, con attività di proposta vocazionale.

Nel 2007 tra le Province del Nordest si avvia, insieme al noviziato unico a Lovere, anche il postulato unico a Lendinara, seguito l’anno successivo dal postnoviziato interprovinciale a Cremona; nel 2010 tra le Province di Milano, Trentino e Veneto Friuli Venezia Giulia, viene decisa la collaborazione per tutte le tappe della formazione iniziale; dal 2011 il postnoviziato con il biennio filosofico sarà per tutti a Milano e il quadriennio teologico a Venezia.

Il processo di collaborazione interprovinciale si è sviluppato in un decennio e più di frequenti e regolari incontri congiunti dei Ministri provinciali dell’Italia del Nord, e in particolare del Nordest, ai quali molto spesso hanno partecipato i rispettivi Consigli (se ne possono contare più di cinquanta solo a partire dal 2005). Altri punti qualificanti del processo di collaborazione è stata la costituzione di diverse commissioni nominate secondo le diverse necessità e la valorizzazione di tutte le occasioni possibili di incontro, confronto e collaborazione dei frati nei diversi settori. In comunione e accompagnati con sollecitudine dal governo centrale dell’Ordine, la conoscenza e la collaborazione tra le Province del Nordest è andata sempre più intensificandosi, fino a giungere all’elaborazione di una agenda interprovinciale comune di vita, attività e formazione, all’aumento delle fraternità formate dalla presenza di fratelli delle Province collaboranti, alla comprensione che questo percorso è irrinunciabile per la vivacità del futuro dell’Ordine nel Nordest.

Nel 2011, i rispettivi Capitoli provinciali del Trentino e del Veneto Friuli Venezia Giulia hanno approvato una mozione che prevede nel 2014 la fusione delle due Province nella Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuccini. Si ricostituisce in questo modo l’unica Provincia religiosa, comprendente le fraternità del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino, pressoché corrispondente all’originale Provincia Veneta costituita da Giovanni da Fano nel 1535.

La nuova Provincia Veneta di Santa Croce

Il 3 marzo 2014 con decreto n. 00157/14 il Ministro Generale fr. Mauro Jöhri opera l’unificazione delle due Provincie, costituendo la Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuccini, titolata alla Santa Croce, sotto il patronato di San Leopoldo Mandić. Il primo provinciale è stato fr. Roberto Genuin.

 

[Fonte: Dal decreto di erezione della Provincia Veneta di Santa Croce].

Pastorale Giovanile e Vocazionale

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Per conoscere la vita dei frati… più da vicino!

Il convento di Thiene (VI) ospita la “Casa di accoglienza vocazionale” per giovani che desiderano fare un’esperienza di vita francescana.

All’ombra del Santuario della Beata Vergine dell’Olmo, la fraternità dei Frati Cappuccini accompagna coloro che – dopo aver concluso il percorso degli incontri vocazionali – desiderano conoscere più da vicino la vita francescano-cappuccina, trascorrendo un periodo di tempo prolungato assieme ai frati.

Il responsabile dell’accompagnamento dei giovani in accoglienza è fra Massimo Saccardo, in collaborazione con il Responsabile della Pastorale Giovanile-Vocazionale, fra Davide Campesan.

Se vuoi vivere un’esperienza di vita fraterna e di discernimento vocazionale nella nostra Casa di Accoglienza, contatta:

F. Massimo Saccardo
Santuario B.V. dell’Olmo
via del Santuario 9 | 36016 Thiene (VI)
tel. 0445361353 | fax 0445379468
luciano.pastorello@tiscali.it

F. Davide Campesan
Centro di Pastorale Giovanile-Vocazionale
Santuario B.V. dell’Olmo
via del Santuario 9 | 36016 Thiene (VI)
tel. 0445368545 / 0445361353
dietrodime@gmail.com

I Cappuccini oggi

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I frati Cappuccini radicano la loro vita e apostolato su due principi: la vita di preghiera e la fraternità.

La preghiera personale e comunitaria alimenta il loro rapporto con Dio e rafforza anche il loro servizio apostolico.

La vita fraterna offre loro rapporti amichevoli vicendevoli ma, al tempo stesso, è una chiara testimonianza di fratellanza di fronte a un mondo spesso isolato e alienato.

I Cappuccini professano i voti religiosi di povertà, castità ed obbedienza, in particolare facendo della povertà e semplicità di vita un dono speciale per la Chiesa. Mentre danno preferenza per la vita e l’opera tra la gente povera, i Cappuccini non si precludono a nessun particolare lavoro o apostolato. Così, essi possono essere predicatori o insegnanti, parroci o cappellani, confessori o consiglieri spirituali, cappellani in ospedale o in carcere, responsabili di case di preghiera oppure di mense per poveri, missionari in terre lontane oppure impegnati in lavori domestici…

In qualsiasi lavoro apostolico si trovino impegnati, i Cappuccini si sforzano di vivere e servire il prossimo come “Frati Minori” ossia come “piccoli fratelli”, sull’esempio di Francesco d’Assisi.

I Cappuccini

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I Frati Cappuccini sono nati nel 1528 come una riforma dell’Ordine dei Frati Minori, perché desideravano una preghiera maggiormente contemplativa e una vita di povertà molto più rigorosa. Il loro patrimonio spirituale risale a San Francesco alla sua Regola e Testamento.

Non passò molto tempo dalla fondazione che i frati cappuccini – così chiamati a motivo del lungo cappuccino che portavano – si fecero notare come ferventi predicatori del Vangelo e servitori compassionevoli nei lazzaretti dove curavano i sofferenti del loro tempo. Memorabile è il ritratta che ne fece Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi.

Gli inizi

La loro diffusione fu repentina perché molti furono attratti dal modo di pregare, di predicare e dalla loro austerità, condivisione e servizio ai poveri. La fraternità cappuccini si diffuse nel giro di un secolo in tutta Europa. Oggi ci sono circa 11.000 frati Cappuccini sparsi in tutto il mondo.

Tutto ebbe inizio nel 1525 con il frate minore Matteo da Bascio, quando lasciò il suo convento di Montefalcone (diocesi di Fermo) per recarsi a Roma dal Papa. Voleva ottenere da sommo pontefice il permesso di vivere la Regola secondo il più stretto ideale francescano. Dopo alcune mesi fu seguito dai fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia di Fossombrone. Dato che erano considerati dei fuggiaschi dagli altri frati minori, trovarono accoglienza e protezione nel territorio di Camerino presso la duchessa Caterina Cibo, nipote del papa Clemente VII. Grazie forse alla sua intercessione il 3 luglio 1528 ottennero la bolla Religionis Zelus.

Il documento segnò l’inizio ufficiale della riforma cappuccina e diede la possibilità ad un gran numero di frati di realizzare l’ideale francescano secondo le loro più autentiche aspirazioni. Nella riforma entrarono eminenti figura dell’Osservanza francescana e questo assicurò l’esistenza dell’Ordine e ne garantì la diffusione.

Già nel 1535 i Cappuccini erano presenti in Veneto e in Lombardia, raggiungendo il numero di cinquecento frati. L’assetto definitivo fu dato nel Capitolo generale del 1535-1536, tenuto nel convento di Sant’Eufemia a Roma.

Nelle Costituzioni del 1536, dette di Sant’Eufemia, i frati optarono subito per un’osservanza molto rigorosa di quanto Francesco desiderava e voleva per il suo Ordine. Per questo ricercarono le intenzioni del fondatore non solo nella regola, ma anche negli esempi della sua vita, nella dottrina contenuta nei suoi scritti e soprattutto nel Testamento, ultima espressione della sua volontà e del suo ideale evangelico.

Fulminea diffusione

In una decina di anni la riforma contava 700 frati, divisi in dodici province religiose. Dopo cinquant’anni, contava 3500 religiosi in 18 province e 300 conventi. I tratti caratteristici che favoriscono la rapida diffusione dei Cappuccini: povertà estrema ed austerità, solitudine contemplativa e presenza in mezzo al popolo in ogni necessità. Lo stesso aspetto esterno fu motivo di ammirazione e di ispirazione.

Vita e apostolato

I Cappuccini scelsero una vita “quasi eremitica”. Costruirono i loro conventi fuori dalla città ma non molto lontano, perché altra caratteristica che li contraddistinse fu la predicazione al popolo. Credevano che l’annuncio della Parola di Dio, sull’esempio di Gesù Maestro, fosse uno più degni, utili, alti e divini uffici della Chiesa di Dio. La predicazione doveva essere semplice, popolare, evangelica, aderente ai bisogni del popolo e lontana dagli artifici letterari. Per questo suscitò ovunque un entusiasmo indescrivibile.

Con la predicazione, i Cappuccini diffusero pratiche devozionali ed importanti opere sociali fondando associazioni, confraternite e sodalizi con finalità benefiche e assistenziali. Molto efficace contro l’eresia protestante fu l’abbinamento della sapiente dottrina e della autentica testimonianza di vita.

In tutta la storia dei Cappuccini, l’impegno di perfezione evangelica rimase sempre fondamentale e nonostante la fervida attività in cui erano immersi diedero frutti di santità anche ufficialmente riconosciuta.

Tutto questo ebbe sempre l’ammirazione dei fedeli e particolarmente del popolo umile, che li ebbe vicini come amici e consiglieri spirituali al punto che divennero per antonomasia i “frati del popolo”.

ASOLO – Provincia e Diocesi di Treviso

Asolo rievoca alla mente il pensiero di Assisi. Incastonata nell’incantevole scenario delle Prealpi venete fra il Piave e il Brenta, a 250 m. s.l.m., la cittadina si apre sulla vasta pianura, mentre a settentrione il Monte Grappa la protegge dai gelidi venti del Nord e le assicura un clima eccezionalmente mite e un cielo terso e luminoso. Ma ciò che più suggerisce il pensiero di Assisi, è il tessuto urbano di Asolo: con i suoi vecchi edifici, le strette vie serpeggianti tra i palazzi, il castello, la rocca sovrastante l’abitato.

Sul luogo di un preesistente sacello dedicato allo Spirito Santo sorse, negli anni immediatamente successivi al 1586, il convento con l’annessa chiesa di S. Anna. Dopo alcuni anni dalla sua fondazione, fu donato da Camillo Rubini un pezzo di monticello, attiguo al muro del convento, con grande soddisfazione dei frati.

Fu lo stesso Pontefice Sisto V che concesse ai frati Cappuccini, con bolla papale di quell’anno, di organizzare il complesso religioso sul colle Messano (o “colmello di S. Anna”). L’11 ottobre 1592 si consacrò la chiesa dedicandola allo Spirito Santo.

Nel 1650 il convento contava quattordici celle, due infermerie, oltre ad altri luoghi comuni: vi abitavano normalmente dieci frati. I religiosi poterono condurre vita tranquilla fino al 1769 quando per decreto della Repubblica Veneta il convento venne chiuso e trasferito in proprietà del Comune nel 1775. Dopo un periodo di utilizzo da parte di privati, nel 1804 si propose di donare l’intero complesso ad Antonio Canova. L’idea non ebbe seguito e il convento tornò a ricoprire funzioni secondarie di lazzaretto, di caserma e di ricovero per i poveri.

Dopo un secolo e mezzo di alterne vicende e di semiabbandono, il vecchio convento poté alla fine ritrovare la primitiva e più consona destinazione con il ritorno dei Cappuccini avvenuto il 14 novembre 1928; allora assunse la denominazione di S. Anna da un altare che esisteva nella chiesa. In seguito alle disposizioni napoleoniche, che imponevano il trasferimento dei cimiteri al di fuori dei centri urbani, il “belvedere” del convento fu utilizzato come area sepolcrale e i frati ne divennero i custodi. Da allora illustri personaggi della vita asolana vennero a riposare per sempre in quest’eremo addormentato tra il verde silenzioso; tra essi Pacifico Scomazzetto, Vittor Luigi Paladini, e in tempi più recenti Manara Valgimigli, l’attrice Eleonora Duse e da ultima la viaggiatrice Freya Stark.

Il 14 agosto 1953 il comune di Asolo donò al convento il terreno dell’orto già in nostro uso e in uso perpetuo il bosco che circonda il piccolo cimitero di Sant’Anna.

La chiesetta, dedicata allo Spirito Santo e consacrata l’11 ottobre 1592, profuma, come l’abitazione dei frati, di semplicità e di essenzialità francescana, e ripete lo schema lineare delle antiche chiese cappuccine: un vano rettangolare, travature scoperte, un piccolo presbiterio con l’altare maggiore, e dietro, completamente separato, un modestissimo coro per i religiosi. All’esterno, la facciata della chiesa, nuda e semplice, è preceduta da un erboso sagrato, raccolto e solenne pur nella sua ristrettezza e umiltà, al quale si sale dalla via sottostante per una gradinata di pietra grezza. E questo concorre a dare alla stessa facciata un particolare risalto e a farla spiccare nell’azzurro del cielo.

Dal 1966 alla fine degli anni ottanta il convento di Asolo fu sede del centro regionale dell’Ordine Francescano Secolare (O.F.S.) e, successivamente, dopo un radicale restauro, fu riservato anche a “casa di preghiera”.

Ora il convento di Asolo è aperto all’accoglienza di singoli e piccoli gruppi per brevi esperienze di comunità e preghiera.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 26-27].

Contatti

Via S. Anna, 2
31011 Asolo (TV)
Tel. 0423 952103
Email: convento.asolo@cappuccinitriveneto.it
Sito: www.cappuccinitriveneto.it/asolo

BELLUNO – Provincia di Belluno e Diocesi di Belluno-Feltre

Sebbene i Consigli comunali li avessero richiesti ancora nel 1572 – e fossero poi tornati a richiederli negli anni successivi – i Cappuccini non si stabilirono a Belluno che il 20 aprile 1605, presso la chiesa di S. Rocco, in piazza Campitello. Appena il tempo di sistemarsi che arrivò l’ingiunzione ad andarsene: la causa era l’interdetto pontificio del 1606 contro la Repubblica Veneta. È noto che in quell’occasione la Serenissima impose al clero di non obbedire a papa Paolo V. Per rimanere fedeli al papa, i Cappuccini furono costretti a lasciare il territorio della Repubblica. La gente se ne rattristò, ma quando, un anno dopo, poterono tornare, li accolse quasi in trionfo.

Da quel momento, i Cappuccini svolsero pacificamente la loro attività a Belluno fino al 1769, quando la Repubblica li mandò di nuovo a spasso. E questa volta, a Belluno, dovette passar molta acqua sotto il ponte sul Piave, prima che potessero ritornare. Il merito del loro ritorno va all’industriale Federico Morassutti, che era anche terziario francescano. Nel 1930 mise a disposizione un fondo in località Mussoi, nella periferia della città, lungo la strada che conduce nell’Agordino, di fronte alla chiesetta dei “Ss. Filippo e Giacomo” e alla casa natale del papa Gregorio XVI. E poiché proprio allora le autorità di Belluno progettavano di erigere un ossario per i caduti della guerra 1915-1918, si pensò di destinare a questo scopo la chiesa dei Cappuccini (il cui progetto fu affidato al celebre architetto bellunese Alpago Novello).

Al termine dei lavori, il 6 giugno 1937, dal cimitero urbano le salme dei caduti furono trasportate nella nuova sede; e il 28 ottobre successivo fece il suo ingresso nel convento il primo gruppo di Cappuccini. La chiesa, dedicata all’Immacolata Concezione di Maria Vergine, il 4 ottobre 1946 venne consacrata dal vescovo diocesano, il Cappuccino Girolamo Bortignon. Nel 1949 fu abbellita con l’affresco della Pietà sulla facciata e l’ampliamento del sottocoro. Nel 1956, il tempio-ossario fu promosso a chiesa parrocchiale.

A partire dal 1979, per un ventennio, il convento ha ospitato i seminaristi Cappuccini del Liceo e di altre scuole superiori.

Nel territorio della parrocchia ci sono due chiesette di particolare pregio storico-artistico: “Ss. Filippo e Giacomo” (la già citata chiesetta della Famiglia Capellari) e, in località Vezzano, “Ss. Giorgio e Sebastiano”.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 29-30].

Contatti

Via Gregorio XVI, 9
32100 Belluno (BL)
Tel. 0437 941989
Email: cappuccinibelluno@gmail.com

CASTELMONTE – Provincia e Arcidiocesi di Udine

Situato sulla sommità di un colle (618 m. s.l.m.) a est di Cividale del Friuli, svetta il santuario di Castelmonte, la cui fondazione sembra molto remota. Alcuni indizi fanno pensare ad un sacello, forse dei secoli V -VI, dedicato alla Madonna o a S. Michele Arcangelo (tuttora venerato nella cripta).

Alte mura racchiudono la chiesa – dedicata all’Assunzione di Maria Vergine e consacrata il 15 maggio 1744 – meta di pellegrinaggi da tempo immemorabile, attorno a cui sono sorti, in epoche successive, vari edifici. In questo luogo, importante nodo strategico per la difesa orientale della pianura friulana, esistevano già nel XII secolo una rocca e una chiesa. Il primo documento scritto che cita la chiesa risale al 1175. Una sempre crescente devozione portò qui, lungo i secoli, innumerevoli schiere di pellegrini, che venivano ripagati con indulgenze speciali: ne promulgarono di particolari i pontefici Innocenzo IV nel 1247, Urbano VI nel 1378 e Sisto IV nel 1478.

Danneggiato da un’incursione di Ungari (guerrieri a cavallo originariamente provenienti dalle steppe della Siberia occidentale) nel 1419, devastato da un rovinoso incendio causato da un fulmine nel 1469, semidistrutto dai terremoti del 1511 e del 1513, il santuario venne ampliato e abbellito nel Cinque-Seicento, ma poi privato dei suoi tesori d’arte durante la dominazione napoleonica (1797-1799).

Nel 1866 il governo italiano, appena insediatosi in Friuli, confiscò i beni del santuario e nel 1873 le autorità vietarono anche i pellegrinaggi. Nel 1913 l’arcivescovo mons. Antonio Anastasio Rossi ne affidò la custodia ai Cappuccini.

Il primo custode fu p. Eleuterio da Rovigo, che seppe far conoscere il santuario non solo in Friuli, ma anche in Italia e in molte parti del mondo, attraverso la diffusione del Bollettino “La Madonna di Castelmonte”.

Nell’ambito della seconda guerra mondiale, nel novembre del 1943 il santuario e il convento furono colpiti da ripetuti colpi di artiglieria tedesca. Incolumi i religiosi Cappuccini e la popolazione del borgo.

Il 3 luglio 1948 furono ultimati i lavori della sopraelevazione della chiesa, del tetto e del nuovo campanile. In seguito, fu costruito il nuovo acquedotto e ampliata e sistemata la strada che parte da Cividale fino al santuario. L’opera più importante del complesso è conservata proprio nel santuario. Si tratta della statua in pietra dipinta della Madonna con Bambino, eseguita certamente prima del 1479 (anno in cui venne benedetta e intronizzata) da scultori gravitanti nella sfera artistica salisburghese.

La festa più importante si celebra, ogni anno, l’8 settembre (Natività della B. V. Maria) con un grande pellegrinaggio diocesano, nel ricordo del terremoto del 1976 che causò oltre mille morti in tutto il Friuli. Il pellegrinaggio termina con la solenne S. Messa all’aperto e l’atto di affidamento alla Vergine Maria.

Dal 1968 al 1973 funzionò nell’ambito del convento un piccolo seminario serafico con due classi, V elementare e I media.

Un religioso della fraternità cappuccina serve pastoralmente la parrocchia di Prepotto, comprendente anche le comunità di Cialla, Codromaz, Oborza e Ciubiz.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 31-32].

Contatti

Santuario B. Vergine
33040 Castelmonte (UD)
Tel. 0432 731094 / 0432 701267
Email: info@santuariocastelmonte.it
Sito: www.santuariocastelmonte.it

CONEGLIANO – Provincia di Treviso e Diocesi di Vittorio Veneto

È quasi impossibile, arrivando nelle vicinanze di Conegliano, non rivolgere uno sguardo di ammirazione all’incantevole spettacolo di questa città adagiata sul pendio verdeggiante del colle e coronata, in alto, dal suo castello, cinto dalle sagome acute dei cipressi. Nel 1577, il podestà veneto Leonardo Donà scriveva che Conegliano si trovava in un “sito tanto vago et delizioso, che io non credo che la natura habbia altrove meglio dimostrato l’estremo della sua bellezza”. Il primitivo convento dei Cappuccini venne costruito dal 1589 al 1593 per volere dei cittadini e per interessamento di un gruppo di benefattori. Sorgeva nell’area dove oggi si trova l’ospedale civile.

Per lunghi anni quel convento fu pure sede di noviziato (nel 1648 vi trascorse il noviziato il B. Marco d’Aviano).

Negli anni furono necessari degli ampliamenti: nel 1731 fu innalzato un piano con le celle e gli altri locali necessari per i novizi e nel 1738 fu allungato il refettorio e apportate delle modifiche ad altre stanze.

Nei duecentocinquant’anni che vi rimasero, i frati non cessarono di offrire, oltre che assistenza religiosa, anche aiuto e conforto agli infermi, ai poveri, ai diseredati. E non cessarono di esercitare il ministero della predicazione, per il quale, specialmente nel Cinque e Seicento, erano ricercatissimi. Allontanati una prima volta dalla soppressione napoleonica del 1810, i Cappuccini ritornarono nello stesso convento nel 1837. Ricacciati nuovamente nel 1867 (questa volta dallo Stato italiano), non vi fecero ritorno che nel 1929. Dapprima si sistemarono provvisoriamente presso il castello, di fianco alla chiesa di S. Orsola; poi decisero di ristabilirsi a pochi passi dall’ospedale civile, cioè dove in passato sorgeva il primitivo convento. Tra l’altro, il 1° gennaio 1939 ai Cappuccini era stata affidata la cura spirituale dell’ospedale civile e della casa di ricovero.

La chiesa fu edificata su progetto dell’ing. Giovanni Morassutti nel 1944. Dedicata a S. Antonio di Padova, fu consacrata il 29 settembre 1947. Dal primo arrivo a Conegliano dei Cappuccini, chiesa e convento s’erano arricchiti di numerose opere d’arte che purtroppo vennero disperse in seguito alle soppressioni. Solo alcune vennero restituite e collocate nella nuova struttura. Fra queste merita menzione l’Ultima Cena, datata 1590 e firmata da Pietro Bernardi da Verona.

La costruzione del convento (il vecchio era stato abbattuto dopo la loro cacciata) fu iniziata nel 1945 e compiuta nel 1954. Venne destinato a infermeria provinciale, per raccogliervi i frati ammalati e anziani. L’infermeria venne inaugurata, alla presenza del Ministro generale, p. Benigno da Sant’Ilario Milanese, il 19 maggio 1956. In questi ultimi anni parte del convento subì degli ammodernamenti, per rendere più funzionale l’infermeria, recuperando nuovi spazi e adeguandola alle norme vigenti.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 32-33].

Contatti

Via dei Cappuccini, 18
31015 Conegliano (TV)
Tel. 0438 22245
Email: info@fraticonegliano.it
Sito: www.fraticonegliano.it

GORIZIA – Provincia e Arcidiocesi di Gorizia

Adagiata in una ridente conca ai piedi delle Prealpi Giulie e del Carso, Gorizia, per la sua particolare posizione geografica punto di contatto di varie popolazioni, è sempre stata al centro di interessi contrastanti, di incontri e di scontri. Estintasi la dinastia dei Conti di Gorizia nel 1500, la città venne ereditata dalla monarchia asburgica, ai cui destini rimase legata – tranne una parentesi di dominio Veneziano ed alcuni brevi periodi di occupazione napoleonica – sino alla fine della prima guerra mondiale per poi passare definitivamente all’Italia.

Alla fine della seconda guerra mondiale, come conseguenza del disastroso conflitto, subì lo smembramento dell’antico tessuto provinciale e l’imposizione di un tracciato di frontiera che attraversava lo stesso abitato cittadino. Vicende storiche che caratterizzarono anche la presenza cappuccina in città.

Il convento dei Cappuccini fu fondato dalla Provincia Veneta nel 1591. Per le pressioni dell’arciduca Ferdinando d’Austria, nel 1609 venne incorporato al Commissariato di Stiria, che nel 1608 era stata separata dalla Provincia Austro-Boema. La Stiria sarà anche sede della Curia provinciale.

Durante la guerra 1915-18, il convento di Gorizia fu quasi totalmente distrutto. La dissoluzione della monarchia asburgica, dopo la prima guerra mondiale, portò allo scioglimento della gloriosa Provincia della Stiria.

Nel 1923, con decreto della Santa Sede il convento dei Cappuccini di Gorizia passò alla Provincia del Veneto e Friuli-V.G., e nel 1926 fu riedificato. La chiesa primitiva, dedicata all’Assunta e a S. Francesco d’Assisi, venne ampliata negli anni 1909-10 e riconsacrata il 18 giugno 1911.

Negli anni 1960-1962 il convento fu ampliato con due nuove ali mancanti, tanto da formare un ampio chiostro. Un’ala del convento fu adibita a sede della Gioventù Francescana (GIFRA) ed è stata inaugurata il 7 ottobre 1962.

Restauri recenti (2000) hanno interessato la facciata della chiesa e un’ala del convento.

Oltre all’attività caritativa (soprattutto attraverso la mensa dei poveri) e alla pastorale tradizionale, in particolare del ministero della riconciliazione, viene curata anche l’assistenza all’Ordine Francescano Secolare (OFS), che ha qui la sede regionale. Nel 1972 fu pure affidata ai Cappuccini la cappellania dell’ospedale civile.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, p. 34].

Contatti

Piazza S. Francesco, 2
34170 Gorizia (GO)
Tel. 0481 536299
Email: fratigorizia@gmail.com

LENDINARA – Provincia di Rovigo e Diocesi di Adria-Rovigo

A Lendinara, i Cappuccini dimorano presso la chiesa di S. Agata. Si trovano in questo luogo dal 1835. Ma la loro presenza nella cittadina polesana risale al 1604, quando furono richiesti dalle autorità locali, anche per esortazione del podestà veneto Marc’Antonio Caruto e l’assenso del vescovo Porcia di Adria.

Nei primi tempi si stabilirono fuori città, dove costruirono un conventino e una chiesa dedicata a S. Marco Ev. (consacrata l’11 novembre 1610): una piccola chiesa che misurava pressappoco 22 metri per 11, più il presbiterio e il coro per i frati. Come in altre loro chiese, anche qui i frati dimostrarono una cura particolare per l’altare maggiore. Ne è prova il bellissimo tabernacolo in legno intagliato che, dopo la soppressione del 1810, riuscirono a ricuperare e a collocare nella loro attuale chiesa di S. Agata. La cappella laterale era dedicata a S. Felice da Cantalice, il primo Cappuccino che la Chiesa dichiarò Santo.

Lendinara diede i natali ad alcuni Cappuccini molto rinomati al loro tempo: p. Serafino Cattaneo, valido oratore e forte apologista († 1705); e p. Serafino Petrobelli († 1777), che pubblicò numerose opere di eloquenza sacra e che, per la sua cultura e le sue rare doti oratorie, qualcuno annovera “fra i più valenti predicatori del sec. XVIII”.

La soppressione napoleonica decretò la partenza dei Cappuccini. Il convento passò in proprietà del Comune e, più tardi, della famiglia Marchiori, che lo utilizzò come magazzino.

Quando nel 1835, sollecitati dalle autorità e dalla popolazione, i frati tornarono a Lendinara, dovettero cercare casa. Si stabilirono nell’ex-monastero delle monache benedettine cassinesi, che l’avevano abitato dal 1474 fino al 1810. E qui i Cappuccini rimasero, nonostante la soppressione del 1867. Chi aveva comperato il monastero, s’era riservato il diritto di proprietà, lasciando ai frati soltanto l’usufrutto. Una decisione saggia, perché impedì allo Stato di appropriarsene.

Dal 1948 il convento di Lendinara è molto noto anche per la particolare solennità con cui, ogni anno, è celebrata la festa di S. Francesco d’Assisi. Ancora oggi vi sono coinvolti, oltre all’intera città, l’Alto Polesine e la diocesi di Adria-Rovigo.

Nel secolo scorso il convento fu sede della formazione dei frati che non accedevano al sacerdozio. Fu pure sede di noviziato dal 1977 al 1987.

Dal 2006 è sede del postulato interprovinciale.

Con la collaborazione dei francescani secolari, è attivo il “Centro francescano di accoglienza per i poveri”.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, p. 35].

Contatti

Via S. Francesco, 17
45026 Lendinara (RO)
Tel. 0425 641044