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MESTRE – Provincia e Patriarcato di Venezia

I Cappuccini giunsero a Mestre nel 1612. All’epoca Mestre, con il suo porto, costituiva un passaggio obbligato per chi da Venezia era diretto verso Treviso e verso il Veneto settentrionale, e viceversa.

Il piccolo convento sorse abbastanza vicino al “Porto delle Barche” (oggi scomparso, rimasto nella toponomastica “Piazza Barche”), su un fondo messo a loro disposizione dalla confraternita di S. Maria dei Battuti. La chiesetta, dedicata a S. Carlo Borromeo (8 aprile 1619) appena canonizzato (1610), era decisamente piccola: misurava 17,25 metri per 8,25. Aveva una sola cappellina laterale sulla parete sinistra, un modestissimo presbiterio e, come sempre, un coro per i frati.

L’abitazione dei religiosi era molto umile: i corridoi, al primo e unico piano, misuravano circa un metro e mezzo di larghezza. Tutto rimase praticamente inalterato per tutto il Sei e il Settecento, cioè fino alla soppressione napoleonica (1810). Quando, nel 1939, i Cappuccini ritornarono a Mestre, trovarono la chiesetta malandata, ma dell’antico convento non era rimasto più nulla. Si accontentarono di accomodare alla meglio le costruzioni che erano sorte sul luogo. Il 28 marzo 1940 fu riaperto il nuovo convento con una solenne funzione, presieduta da Patriarca di Venezia

Dal 1962 al 1967 costruirono l’attuale chiesa (su disegno dell’arch. Giovanni Cerutti) e convento per due motivi: per sistemare la Curia e l’Archivio provinciale (trasferitisi qui, nel 1940, dal convento della Giudecca, Venezia), e per agevolare diverse attività religiose e sociali attivate nel dopoguerra, mentre la città cresceva a ritmi particolarmente veloci.

Tra l’altro, la chiesa dei Cappuccini di Mestre è ben conosciuta da numerose “penne nere” italiane (alpini). Al suo interno, infatti, conserva un’antica icona orientale, raffigurante la B. Vergine Addolorata, conosciuta come “Madonna del Don”. L’effige sacra venne recuperata, nell’inverno del 1942, in un’isba distrutta da un bombardamento nella cittadina di Belogorje, a pochi chilometri dal fronte posto sul fiume Don. La fece arrivare in Italia, poco prima della tragica ritirata di Russia, p. Policarpo Crosara OFMCap, cappellano alpino del Btg. “Tirano” (Divisione “Tridentina”).

Fra le attività sociali svolte a Mestre vanno ricordate la “Sesta Opera”, fondata per assistere le famiglie dei carcerati e gli ex-carcerati (esperienza sfociata nella Cooperativa “G. Olivotti”), e l’opera di assistenza religiosa ai ferrovieri del compartimento di Venezia. Sul versante culturale, per un certo periodo, lavorò alacremente il Cenacolo “S. Carlo” (concerti musicali, mostre di pittura…).

Nella ricorrenza del Giubileo del 2000, è stata costruita la nuova Penitenzieria, per la celebrazione del sacramento della riconciliazione, ed è stata rinnovata e ampliata la mensa “S. Antonio” per i poveri. Oggi, grazie al sostegno di volontari e francescani secolari, essa accoglie quotidianamente circa duecento persone disagiate, per lo più immigrati.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 36-37].

Contatti

P.tta S. Carlo, 2
30172 Mestre – Venezia
Tel. 041 951725
Email: convento.mestre@cappuccinitriveneto.it

PADOVA – Provincia e Diocesi di Padova

I Cappuccini giunsero nel 1537, insediandosi inizialmente a Roncone, frazione di Albignasego (cittadina alle porte di Padova). Dopo vari tentativi di trovare una sede in città, riuscirono ad installarsi nel 1554 nel sobborgo di Santa Croce, nel luogo in cui le monache di Sant’Agata e Santa Cecilia avevano una grande casa con edifici annessi e un grande orto.

Il convento di Padova – per la presenza di una prestigiosa università e per le dimensioni della città – era ideale per una seria preparazione negli studi. Fin dai primi anni vennero istituiti corsi per la preparazione dei predicatori; ai corsi di teologia dogmatica si aggiunsero, nel 1618, quelli di teologia morale, destinati soprattutto ai confessori. I frati si dedicarono anche all’assistenza spirituale nell’ospedale e nelle carceri.

Studiò a Padova il futuro Superiore provinciale e poi generale dell’Ordine S. Lorenzo da Brindisi (1559-1619) che, fondando i conventi di Monaco di Baviera, Graz, Vienna, Praga, contribuì in maniera determinante alla ripresa del cattolicesimo nei territori degli Asburgo. Il santo, battezzato Lorenzo Russo, nato a Brindisi, ma fattosi francescano Cappuccino a Venezia, lasciò una considerevole mole di manoscritti (di teologia, apologetica, predicazione), che per molto tempo rimasero sconosciuti. A decifrarli e a pubblicarli s’impegnò un collegio di “Padri Editori” con un paziente e assiduo lavoro durato dal 1926 al 1944. Ne uscirono tredici grossi volumi, ai quali, dal 1954 al 1956, se ne aggiunsero altri due.

A Padova è legato in maniera indissolubile anche il B. Marco Cristofori d’Aviano (1631-1699), predicatore, missionario apostolico, taumaturgo, diplomatico, amico di S. Gregorio Barbarigo. Da ricordare anche p. Giambattista Pasinato da S. Martino di Lupari PD (†1800): appassionato cultore di scienze fisiche e chimiche, precursore dell’agronomia moderna, fu celebre per i suoi studi ed esperimenti nella coltivazione del grano e di altri vegetali, per l’uso della meccanica, dell’irrigazione, della rotazione nelle varie coltivazioni. Gli fu offerta la cattedra di Agricoltura all’università di Catania, ma egli la rifiutò per rimanere al servizio della Repubblica di Venezia

Fra il ‘700 e l’ 800 il convento è segnato da varie vicissitudini, conseguenza delle vicende politiche. Riuscì ad evitare la soppressione veneziana del 1769, ma fu costretto ad accettare la revoca dell’istituto dell’esenzione e a sottoporsi quindi alle visite del vescovo della diocesi. Nel 1810, però, arrivò la soppressione napoleonica per cui i frati furono costretti a scegliere: o l’incardinazione alla loro diocesi di origine o la secolarizzazione.

È del 1824 il decreto imperiale per il ripristino del convento, per la cui riapertura si costituì un comitato di sottoscrittori appartenenti alle varie fasce sociali, desiderosi di vedere “ripristinati i religiosi benemeriti padri Cappuccini”. Il convento venne chiuso nuovamente dalla soppressione del 1867 (leggi Siccardi). I Cappuccini trovarono ospitalità nel vicino quartiere Bassanello, per rientrare nel giugno 1872 a S. Croce, dove si trovano tuttora.

Della primitiva costruzione, tuttavia, oggi non resta più nulla. Il convento fu ricostruito negli anni 1931-1932; e la chiesa, distrutta il 14 maggio 1944 da un bombardamento aereo delle forze anglo-americane (miracolosamente illesi i frati), fu riedificata dopo la seconda guerra mondiale e consacrata il 14 maggio 1950.

Al convento di S. Croce svolse la sua silenziosa ma preziosa opera di confessore e di guida spirituale un umile e mite fraticello, la cui fama di santità travalicò presto i confini della città e del Veneto: p. Leopoldo Mandic´ da Castelnuovo di Cattaro (Herceg Novi, Montenegro). Amato e venerato in vita, invocato come santo dopo la morte († 1942), fu beatificato da Paolo VI il 2 maggio 1976 e canonizzato da Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1983. E oggi la sua tomba continua più che mai ad essere meta di pellegrinaggi.

L’opera intrapresa da S. Leopoldo fu continuata da p. Zeno da Pescantina (1895-1964) e p. Guglielmo Vidoni da Magredis (1909-1986). Dal 1961 fu fondato da p. Pietro Bernardi il bollettino mensile Portavoce di P. Marco e di P. Leopoldo, che dal 1976 si chiamò Portavoce del Beato Leopoldo Mandić e dal 1983 Portavoce di San Leopoldo Mandić.

Altra figura importante, nella seconda metà del ‘900, fu mons. Girolamo Bortignon, vescovo cappuccino, che resse la diocesi di Padova per trentadue anni, dal 1949 al 1982. Fra le sue realizzazioni più importanti l’Opera della Provvidenza a Sarmeola di Rubano (PD), conosciuta anche come il piccolo “Cottolengo” veneto. I Cappuccini, a Padova, furono cappellani dell’ospedale “maggiore” dal 1825 al 1867, anno in cui la soppressione sabauda mise fine pure alla loro assistenza spirituale alla Casa di Forza dov’erano entrati nel 1831, e alle carceri criminali che assistevano dal 1839. Infine qualche anno più tardi, dal 1872 al 1877, furono cappellani dell’ospedale militare. In città, fin dal 1891, fu affidata ai Cappuccini la cappellania del cimitero maggiore, la cui chiesa è dedicata alla Risurrezione di N.S.G.C.

Ora, attigui al convento ci sono: il santuario di S. Leopoldo, il Centro missionario dei Frati Cappuccini del Triveneto (con un interessante Museo missionario), il Centro zonale OFS. Nel 2011 viene restaurata, su progetto dell’architetto Guido Visenti, la porta centrale della chiesa: la parte esterna è stata rivestita di un bassorilievo in bronzo; per l’occasione viene rifatta la bussola del portale d’entrata.

Nel 2008 il pensionato universitario “Laurentianum” ha cessato l’attività.

Nel 2011 la Vicepostulazione di alcuni Cappuccini (il Beato fra Tommaso da Olera, i Servi di Dio p. Giacomo Filon da Balduina e p. Lazzaro Angelo Graziani) si è trasferita a Villafranca di Verona.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 38-40].

Contatti

P.le S. Croce, 44
35123 Padova
Tel. 049 8801311
Sito: Santuario San Leopoldo

PORTOGRUARO – Provincia di Venezia e Diocesi di Concordia-Pordenone

A Portogruaro i Cappuccini arrivarono nel 1570. Costruirono un modesto convento, come il solito in luogo solitario, fra la città e la cattedrale di Concordia, dove, sulla sinistra del fiume Lemene, sorgeva un vecchio ospedale dedicato a S. Lazzaro.

Espulsi nel 1810, non ritornarono che nel 1947 su invito del vescovo diocesano mons. Vittorio D’Alessi. Chiesa e convento erano stati demoliti, così eressero l’attuale conventino a mezzogiorno della città, in località Palù (1949). La chiesa, consacrata il 13 maggio 1954, è dedicata al Cuore Immacolato di Maria (Madonna di Fatima). Una particolarità: è la prima chiesa santuario sorta in Italia in onore di N. S. di Fatima.

Portogruaro diede i natali ad alcuni noti Cappuccini. Almeno due meritano di essere ricordati: p. Luigi Raimondi († 1799), celebre oratore, del quale i confratelli e gli ammiratori vollero mandare alle stampe, postume, varie Orazioni sacre (Venezia 1805); e p. Davide M. Geromin († 1960), apprezzato cultore di studi storici, di carattere prevalentemente francescano, che pubblicò, in particolare, i primi due volumi della Storia dei Cappuccini veneti.

Dal 1999, in questo convento, ha sede il Centro di Evangelizzazione dei Cappuccini del Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Con il recupero del rustico del convento, dal 2002 è aperto il Centro francescano di spiritualità “San Damiano” (cappella, sale per lavori di gruppo, refettorio), che ospita gruppi parrocchiali già coinvolti dalle ‘missioni popolari’. Nel 2008 l’interno del santuario è stato restaurato e abbellito con affreschi di Nathanael Theuma ispirati alle apparizioni di Fatima.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 40-41].

Contatti

viale Cadorna, 55
30026 Portogruaro (VE)
Tel. 0421 71414
Email: fratiportogruaro@gmail.com
Sito internet: www.fratiportogruaro.it

ROVERETO – Provincia e Arcidiocesi di Trento

I Cappuccini sono presenti a Rovereto dal 1574 su volere della popolazione locale che aveva apprezzato la presenza di alcuni frati predicatori. All’inizio fu affidata ai Cappuccini una piccola chiesa, eretta dai veneziani nel 1504, dedicata a S. Caterina. In prossimità della chiesa, molto presto, fu costruito il convento.

La famiglia religiosa, composta di quattro o cinque frati, fu introdotta probabilmente verso il 1576. Per causa della famosa peste del 1575, la costruzione del convento finì solo tre anni dopo. I frati presenti si sono dedicati al servizio degli appestati. La costruzione del convento fu ultimata solo nel 1615, non solo per causa dell’epidemia, ma anche per la penuria dei mezzi.

Negli anni 1620 – 1625 si restaurò e si ingrandì il convento: fu abbattuta la vecchia chiesa e si costruì quella nuova contigua al convento dalla parte est. La chiesa venne consacrata dal Principe vescovo Carlo Emmanuele Madruzzo il 2 maggio 1636, alla presenza del Ministro provinciale di Venezia, p. Zeno da Bergamo, e del guardiano, p. Ambrogio Fontana da Rovereto.

Nel 1741 venne costruita la prima infermeria per la Custodia Tridentina, appena separata dalla Provincia di Venezia. Era posta nell’ala ovest del convento con quattro stanze verso est, cappella, farmacia e servizi.

Nel 1758, divenuta insufficiente la prima infermeria con la costituzione della Provincia Mantovana, se ne costruì una nuova prolungando la precedente nell’ala ovest del convento: corridoio al centro e stanze da ambo le parti. Fu l’attuale ala di sera del convento. Benefattori insigni i coniugi roveretani Tomaso Bilieni e Eva Keller.

Il 17 settembre 1815 a Rovereto, con solenne cerimonia, avvenne la ricostituzione della Provincia dopo la soppressione napoleonica (1810).

Nel 1890 si costruì il secondo piano dell’ala centrale di mezzogiorno, nella necessità di recuperare i locali e gli spazi perduti a causa della rettificazione della strada comunale per Sacco. Anche l’orto fu tagliato e ricostruito il nuovo muro di cinta che fiancheggia la strada.

Nel 1906 venne costruita ex novo l’infermeria della Provincia: è l’attuale edificio, congiunto al convento con un cavalcavia sopra il passaggio carraio. La vecchia infermeria diventò studentato.

Nel 1924 fu inaugurata la sede per la fraternità dell’Ordine Francescano Secolare in via Conciatori.

Durante il biennio 1950 – 1951 venne sistemata l’ala ovest per lo studentato, a due piani. Nuovo refettorio e cucina.

Nel 1959: nuova sistemazione del corpo centrale del convento (ala di mezzogiorno: portineria, parlatori, sale e salette al pianoterra); stanze al primo piano e aule al secondo.

Nel 1968 la chiesa venne eretta parrocchia col titolo di S. Caterina d’Alessandria.

Importanti sono i restauri alla chiesa, la sistemazione delle adiacenze e il risanamento delle fondamenta, effettuati tra il 1975 e il 1976.

Nel 2009 viene sistemata e ammodernata l’infermeria, come è attualmente.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 43-44].

Contatti

B.go S. Caterina, 38
38068 Rovereto (TN)
Tel. 0464 437575

TERZOLAS – Provincia e Arcidiocesi di Trento

Nel 1742 iniziarono i lavori di costruzione del convento a Malè.

Nel 1744 entrò nel nuovo convento di Malè la prima famiglia religiosa, con pubblico atto, steso dal notaio Gottardo Paolo Ramponi. Nel 1751 fu consacrata la chiesa e dedicata a S. Giovanni Nepomuceno.

Nel 1892 un misterioso incendio distrusse il convento assieme a gran parte della borgata di Malè. Il convento fu ridotto a un cumulo di macerie. La chiesetta, restaurata, esiste tuttora a uso delle religiose che dirigono la scuola materna.

Due anni dopo (1894) il Ministro provinciale, p. Dionisio da Soraga, per motivazioni di ordine in gran parte religioso ed ecclesiale e fra molte resistenze e opposizioni da parte dei frati e della popolazione di Malè, decise di ricostruire il convento al margine occidentale della borgata, nei pressi del paese di Terzolas, all’imbocco della Valle di Rabbi.

Per un breve tempo i frati furono ospitati a Terzolas, presso la famiglia Luigi De Ferrari. Nell’estate del 1895 i frati entrarono nella nuova costruzione, anche se non ancora ultimata.

La chiesa, dedicata al S. Cuore di Gesù, fu ultimata nella primavera del 1896 e consacrata l’8 agosto dello stesso anno da mons. Eugenio Carlo Valussi, vescovo e Principe di Trento, alla presenza del Definitorio provinciale e dei rappresentanti di tutti i conventi della Provincia, assistito da gran parte del clero secolare della Valle del Sole.

Tra il 1970 e il 1973 il convento subì una ristrutturazione generale per farne una ” Casa di Accoglienza ” di stile francescano.

Nel 2005 il frutteto fu dato in locazione con scadenza il 10 novembre 2012.

Tra il 2008 e il 2010 fu ristrutturata la Casa rustica, trasformata in abitazione per i frati e in seguito fu ristrutturato anche il convento, adibito a “Casa per ferie”.

Il 25 marzo 2013 è stata la data dell’avvio ufficiale dell’attività della “Casa per ferie”, denominata “Al convento”, predisposta per accogliere: religiose/religiosi, nuclei familiari, persone singole, gruppi e movimenti organizzati, esercizi spirituali e ritiri per comunità religiose, convegni e seminari di studio, stage e meeting.

Scopo della Casa “Al Convento” è quello di offrire agli ospiti un ambiente sereno e dare l’opportunità di riscoprire i valori umani e cristiani, in un rapporto di rispetto e cordialità con tutti.

I frati, oltre ad essere presenti pastoralmente in Valle a servizio della Chiesa locale, indicano lo stile francescano dell’accoglienza e garantiscono il supporto religioso e spirituale, rendendosi disponibili per celebrazioni, incontri, colloqui e testimonianze.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 45-46].

Contatti

Via Cappuccini
38027 Terzolas (TN)
Tel. 0463 901305
Email: info@alconventoterzolas.it

THIENE – Provincia di Vicenza e Diocesi di Padova

Un’antica tradizione vuole che, nel 1530, la B. Vergine sia apparsa a tre pastorelle tra i rami di un olmo in un luogo solitario alla periferia di Thiene. Sul luogo dell’apparizione venne eretta una cappellina con l’immagine della “Madonna dell’Olmo”, che divenne subito oggetto di venerazione popolare.

La devozione aumentò molto, un’ottantina di anni dopo, con l’arrivo dei Cappuccini che provvidero ad erigere un conventino e una chiesa, nella quale fu inglobata anche la primitiva cappella della Madonna. La chiesa – consacrata il 22 settembre 1613 – misurava appena 32 x 21 metri, era a travature scoperte e aveva un coro per la preghiera comunitaria dei religiosi. Dietro il coro si apriva un umile chiostro (la parte più antica dell’odierno convento), cinto da un porticato quadrangolare, i cui spioventi erano sostenuti da architravi in legno poggianti su nudi pilastrini di mattone. Sopra la tettoia correvano le celle dei frati, con finestrelle tanto piccole da sembrare feritoie.

Con il passare del tempo, la devozione alla B. Vergine dell’Olmo andò diffondendosi in tutto il circondario, malgrado per le varie soppressioni i frati Cappuccini furono forzatamente assenti: dal 1769 al 1798, dal 1810 al 1843, e infine dal 1866 al 1900.

Dopo il loro ultimo ritorno, i Cappuccini continuarono a impegnarsi nel servizio del santuario. Nel biennio 1909-1910, in ricordo del III centenario del loro arrivo a Thiene, eressero l’attuale facciata (su disegno dell’arch. Pasinati). Nel 1922, per il VII centenario della fondazione dell’Ordine Francescano Secolare (O.F.S.), costruirono una cappella in onore di S. Francesco. Infine, in coincidenza con il IV centenario delle apparizioni della Madonna, nel 1930 innalzarono un elegante e slanciato campanile.

Tuttavia, l’aspetto attuale del santuario è dovuto ai radicali restauri resisi necessari dopo la seconda guerra mondiale. Fra il 1945 e il 1960, tra l’altro, venne abbattuta l’antica cappella dell’apparizione – ormai fatiscente – per ricostruirla più ampia e accogliente.

Anche la chiesa e la cappella di S. Francesco furono in parte demolite e ampliate. L’altare maggiore, lavorato a bassorilievo dall’artista Danilo Andreose, fu provvisto di un tabernacolo marmoreo a forma di tempietto circolare. È opera di Angelo Gatto il grande mosaico di 165 metri quadrati che splende nel catino dell’abside e celebra il trionfo della B. Vergine.

Dal 1954 per la diffusione della devozione alla Vergine Maria nacque il bollettino La Madonna dell’Olmo.

L’attuale convento fu radicalmente restaurato: i lavori terminarono nel 1974. È rimasto intatto nella sua primitiva forma l’antico chiostro del convento, che nel 1966 fu dichiarato monumento nazionale dalla Soprintendenza delle Belle Arti di Vicenza. A più riprese, nel corso degli anni, fu sede di studi filosofici e umanistici. Nelle sue adiacenze il 29 novembre 1957 fu inaugurato il nuovo seminario minore. Nel 2003, in seguito alla chiusura della scuola media interna, sono state avviate varie iniziative di pastorale giovanile e vocazionale.

Nel 1979 il santuario della Madonna dell’Olmo fu eretto a parrocchia. Questa dal 1980 possiede una colonia per campiscuola, ecc. a Villaggio Fiorentini (Lastebasse, VI).

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 46-47].

Contatti

Convento

Via del Santuario, 9
36016 Thiene (VI)
Tel. 0445 361353
Email: convento.thiene@cappuccinitriveneto.it

Centro Vocazionale

Tel. 0445 368545
Email: dietrodime@gmail.com
Sito: www.giovaniefrati.it

Parrocchia

Tel. 0445 363953
Email: madonnaolmo@diocesipadova.it

TRIESTE – Provincia e Diocesi di Trieste

Il primitivo convento fu fondato presso Porta Cavana, nel 1617, dalla Provincia cappuccina di Stiria alla quale appartenne fino al 1785, quando fu soppresso dall’imperatore Giuseppe II.

I Cappuccini ritornarono a Trieste nel 1855, come assistenti spirituali presso l’ospedale civico; vi rimarranno fino al 1870.

Il 22 novembre 1857 venne posta la prima pietra dell’attuale chiesa in località Montuzza, sul colle di S. Giusto. Il terreno era parte del “fondo di religione” donato dall’imperatore Francesco Giuseppe (Trieste era sotto l’Austria). La chiesa, edificata su disegno di fr. Francesco da Vicenza e dedicata a S. Apollinare m., venne consacrata il 23 ottobre 1870.

La prima fraternità cappuccina venne fondata nel 1860 e posta alla diretta dipendenza del Ministro generale dei Cappuccini. Nel 1879 il convento fu affidato alla Provincia Picena e, dal 1920, alla Provincia Veneta.

Dal 1900 in poi, in collaborazione con l’OFS, vengono eretti alcuni immobili, vicino al convento: la “Casa verde”, un’iniziativa dell’Ordine Francescano Secolare come alloggio per terziari anziani; la “Casa dello studente S. Francesco”, ora pensionato universitario; e un oratorio – tuttora conosciuto in tutta la città – per iniziative formative, ricreative e sportive.

Nel 1998 furono iniziati i lavori parziali di restauro del convento e della chiesa. Nel 2009 sono iniziati i lavori di recupero degli affreschi e dei decori dell’interno della chiesa.

Nel 2000 è stata restaurata e ampliata la mensa per i poveri. Il 19 aprile 2002 l’Ordine Francescano Secolare di Montuzza con atto notarile donò ai frati le proprietà adiacenti al convento: la “Casa verde”, la “Casa dello studente S. Francesco” e l’oratorio.

I Cappuccini di Montuzza servono pastoralmente anche la cappella della stazione ferroviaria, a beneficio del personale delle Ferrovie e dei numerosi viaggiatori.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, p. 50].

Contatti

Convento

Via Capitolina, 14
34131 Trieste
Tel. 040 638064
Email: fraticappuccini.montuzza@gmail.com
Sito del convento: www.montuzza.it

Casa San Francesco alloggio per universitari

Via Tommaso Grossi, 2
34131 Trieste
Tel. 040 309554
Email: casastudente.sanfrancesco.ts@gmail.com
Sono disponibili 16 posti per studenti e 30 posti per studentesse.

 

Oratorio san Giuseppe

Tel. 040 308814
Email: oratorio.montuzza@gmail.com

 

VENEZIA – Provincia e Patriarcato di Venezia

Prima che sorgesse il magnifico tempio del SS. Redentore, i Cappuccini abitavano già nell’isola della Giudecca presso la chiesetta di S. Maria degli Angeli, consacrata il 6 agosto 1536. Li aveva accolti, fin dal 1539, p. Bonaventura da Venezia, un frate minore dell’Osservanza, che si era ritirato in quel luogo, allora molto solitario, per amore di raccoglimento e di povertà.

In seguito all’apostasia di p. Bernardino Ochino, nel 1542, i frati si rifugiarono presso la chiesetta di S. Angelo al “Monte dei corni” (demolita nel XX sec.). Nell’ottobre del 1551 tornarono a S. Maria degli Angeli, che fino al 1940 sarà sede del Ministro provinciale dei Cappuccini.

Superate le difficoltà degli inizi, i frati non tardarono a guadagnarsi la stima e la venerazione della popolazione. E quando si trattò di erigere un tempio votivo al Redentore per la liberazione dalla peste del 1575 (in due anni aveva provocato 50.000 morti), i più autorevoli senatori della Serenissima ottennero che fosse innalzato accanto a S. Maria degli Angeli e se ne affidasse ai francescani Cappuccini la custodia. Il 20 luglio 1577 si festeggiò la fine della peste con una processione che raggiunse la chiesa attraverso un ponte di barche, dando inizio a una tradizione che perdura tuttora (festa del Redentore alla III domenica di luglio).

La chiesa, dedicata al SS. Redentore e a S. Francesco, fu consacrata il 27 settembre 1592. Ma la cura del grande capolavoro dell’architetto Andrea Palladio esigeva un numero considerevole di religiosi. Per questo, dietro e attorno all’imponente abside, sorse un nuovo convento, il quale, nonostante la sua ampiezza, conservò i caratteri di semplicità e povertà propri della tradizione francescana.

Tuttavia, la povertà non impedì che, con l’andare del tempo, si venisse raccogliendo nel tempio del SS. Redentore un patrimonio artistico tutt’altro che trascurabile (ci sono opere di Paolo Veronese, Jacopo Tintoretto, Palma il Giovane, Francesco Bassano, Vivarini, Giovanni Bellini, Saraceni, Sansovino, Brustolon, Francesco Guardi… e dei maggiori artisti Cappuccini veneti: Cosimo da Castelfranco (al secolo Paolo Piazza), Semplice da Verona, Sante da Venezia, Massimo da Verona).

Il convento del Redentore – soppresso nel 1810, ripristinato nel 1822; nuovamente soppresso nel 1867, e riscattato subito dopo – sarà quasi sempre sede di studi filosofici e teologici. Tra i professori di teologia ricordiamo S. Lorenzo da Brindisi (1559-1619), dottore della Chiesa.

Il convento del Redentore ospitò in passato anche l’infermeria provinciale. Va ricordato che tra i Cappuccini veneti esisteva, fin dal Cinquecento, un’illustre tradizione infermieristica: lo provano i molti documenti e manoscritti stilati da frati infermieri, con indicazioni di anatomia, di erboristica e tutta una ricchissima serie di ricette mediche. Fr. Fortunato da Rovigo († 1701) lasciò un importante “Erbario”, in sei grandi volumi (oggi al Museo di Storia Naturale di Verona).

Durante la peste del 1630-1631 (la nota peste manzoniana) la conduzione dei lazzaretti nuovo e vecchio venne affidata ai Cappuccini del Redentore. La stessa cosa avvenne a Verona, a Chioggia… Esempi di servizio e di abnegazione si aggiunsero nel Veneto, anche più tardi, specialmente durante le ricorrenti e paurose epidemie di colera e di vaiolo dell’800 e all’inizio del ’900.

La chiesa del SS. Redentore fu eretta nel 1948 in parrocchia regolare, comprendente circa metà dell’isola della Giudecca, con le isole della Grazia e di S. Clemente. Dal 2010 ai Cappuccini sono state affidate anche le parrocchie di Sant’Eufemia e San Gerardo Sagredo di Sacca Fisola, che con la parrocchia del SS. Redentore formano l’Unità pastorale della Giudecca.

Inoltre, i Cappuccini del SS. Redentore ebbero la cura spirituale della “Casa di Lavoro per uomini” (dal 1° novembre 1948) e del Carcere femminile della Giudecca. Il 18 aprile 1992 è stata conclusa l’assistenza spirituale all’ospedale psichiatrico S. Clemente, affidata nel 1933.

Tornando al convento del Redentore, ricordiamo che nel 1922-1923 fu aggiunta una nuova ala per offrire locali più comodi allo Studio teologico e alla Curia provinciale. Tuttavia, con il trasferimento della Curia provinciale in terraferma a Mestre (nel 1940) e la diminuzione del numero dei giovani teologi, la nuova ala divenne sede dell’alloggio per studenti universitari “Antonianum”.

Il convento è oggi sede dello Studio teologico interprovinciale “Laurentianum” (affiliato dal 1968 alla Pontificia Università Antonianum di Roma) e della Biblioteca provinciale “SS. Redentore”.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 51-52].

Contatti

Convento

Giudecca, 194
30133 Venezia
Tel. 041 4583394

Studio teologico

Tel. 041 4583394
Email: preside@laurentianum.it
Sito: www.laurentianum.it

Biblioteca

Tel. 334 3734012
Email: bcve@laurentianum.it

Parrocchia

Tel. 041 5231415
Email: ss.redentore@patriarcatovenezia.it

Natale a Villafranca

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Anche a Natale i frati pensano agli ultimi. Il giornale locale riporta che domenica 24 dicembre alle 12 si è tenuto presso il refettorio dei frati Cappuccini l’annuale pranzo di Natale per i poveri. Persone della citta-dina, dei dintorni, anche stranieri, in difficoltà economica o d’inserimento sociale: giovani ma anche anziani.

Con questo gesto si è voluto porgere attraverso la nascita del Bambinello un augurio di serenità anche a chi fa i conti quotidianamente con l’indigenza. Fino a due anni fa il pranzo avveniva nei luoghi e in collaborazione con la protezione civile, “ora – dice il guardiano –avviene qui da noi, in quanto sono a pranzo con noi ogni giorno, sono diventati un po’ i “nostri” poveri, che preferiamo seguire direttamente dal convento”.

Come per tutto il resto dell’anno il cibo viene raccolto dai frati e da volontari, grazie ad opere di carità e beneficenza e il sostegno mensile del Banco alimentare di Verona.

Missione popolare

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L’otto dicembre si è conclusa la missione parrocchiale a Settimo e Cinto Caomaggiore, iniziata il 26 novembre. Nonostante le preoccupanti aspettative di sfida dovute alla nota difficoltà di collaborazione che le due comunità hanno finora incontrato, i risultati sono stati tutto sommato incoraggianti.

Soprattutto l’esperienza nelle scuole è stata un vero successo di consensi e di adesioni: la speranza che dai piccoli può nascere qualcosa di nuovo è sempre viva. Il “buongiorno Dio”, nonostante il freddo di inizio stagione, si è rivelato ancora un successo; i centri di ascolto hanno contribuito ad “aprire la mente a nuovi aspetti della vita cristiana”; la collaborazione dei team per la preparazione dei pasti ha superato le migliori aspettative; il concerto della band Effatà è stato un successo di partecipazione e di entusiasmo, e la messa finale di giorno otto, celebrata nel palazzetto dello sport, in terreno neutro, ha visto la presenza di più di 500 fedeli riuniti a prescindere dalle differenti provenienze.

Il tutto si è concluso con il rosario in chiesa di Settimo, alle 14.30, che ha visto la partecipazione del vescovo emerito Ovidio Poletto: anche se la consueta processione non si è potuta svolgere per la pioggia che cadeva impietosa, la gente è accorsa lo stesso ed ha partecipato anche al rinfresco finale, in oratorio.