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Inaugurazione anno accademico

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L’evento ha avuto luogo lo scorso 23 nov., nell’Aula Magna del Centro di Pastorale Giovanile Vocazionale di Thiene. Vi hanno partecipato gli studenti delle due sedi di Venezia e di Milano assieme a un buon numero di Docenti, ma anche una folta delegazione di frati, che non hanno voluto perdere l’importante appuntamento accademico e formativo. In tutto, erano più di 80.

La lectio magistralis è stata tenuta da don Valter Perini, sacerdote della diocesi di Venezia e docente di Psicologia pastorale e di Pastorale del sacramento della riconciliazione presso il nostro Studio teologico. A partire da una rilettura dell’enciclica programmatica di papa Francesco Evangelii gaudium, don Valter ha tracciato una valutazione di un’esperienza viva di confronto e condivisione della Parola di Dio tra le case del Patriarcato, esperienza nata diciassette anni fa da un’intuizione del compianto card. Marco Cè e tuttora attiva in diocesi.

L’incontro è proseguito con la celebrazione eucaristica presieduta dal Ministro provinciale, fr. Roberto Tadiello, che nell’omelia, riprendendo il celebre scritto di san Francesco a sant’Antonio, ha evidenziato come lo studio sia una delle dimensioni essenziali e vivificanti della vita del frate, e non un’appendice o – peggio – una deriva. Al termine, il nuovo Prefetto, fr. Alessandro Carollo, non si sa se per l’emozione o la distrazione (!), si è dimenticato di pronunciare la consueta frase di rito: «Dichiaro ufficialmente aperto l’Anno Accademico 2017-2018 dello Studio teologico interprovinciale Laurentianum», ma la cosa non sembra aver provocato troppo scompiglio.

L’apprezzato intervento di don Valter, che ha suscitato le domande e il desiderio di approfondimenti da parte dei presenti, sarà spedito via mail appena possibile a tutti i frati della Provincia.

VILLAFRANCA DI VERONA – Provincia e Diocesi di Verona

Il convento dei Cappuccini di Villafranca di Verona sorge nei pressi del castello scaligero. La maestosità dell’antica fortezza fa apparire ancora più umile l’abitazione e la chiesa dei frati.

I Cappuccini risiedono in questo luogo dal 1837, ossia da quando fecero ritorno a Villafranca dopo la soppressione napoleonica. In precedenza, già dal 1586 avevano dimorato in un piccolo convento lungo la via che conduce a Custoza. Vi si erano stabiliti per una ragione soprattutto pratica. Nel Ducato di Mantova erano sorti da tempo alcuni conventi. Dovendo far la strada a piedi, i frati avevano bisogno di un luogo dove sostare, a Villafranca, che si trovava a una giornata di cammino da Verona.

Soppresso nel 1805, il primo conventino non poté più essere riacquistato. Perciò il marchese Bonifacio di Canossa ne fece costruire un altro a sue spese. Pur donandolo ai frati, se ne riservò la reversibilità nel caso di una nuova soppressione. Una scelta felice: fu precisamente questa clausola che impedì una nuova partenza dei Cappuccini in occasione della soppressione degli Ordini religiosi nel 1867.

La presenza dei Cappuccini a Villafranca risultò, specialmente in certe circostanze, veramente provvidenziale. Nella primavera del 1630, 36.000 lanzichenecchi (corpo di fanteria mercenaria creato nel 1493 dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo), scesi per assediare Mantova, invasero la zona seminando devastazione e peste. I frati non temettero di sfidare la loro violenza e la loro spietata rapacità, aprendo il convento a chi chiedeva rifugio. Altrettanto accadde nel 1701, durante la guerra per la successione spagnola. E non si può dimenticare quanto avvenne nel giugno del 1866, dopo la battaglia di S. Martino e Solferino, combattuta dai franco-piemontesi contro gli austriaci. Molti feriti, abbandonati senza alcuna assistenza nei fienili, nelle cantine e nelle stalle, sarebbero morti se i frati non fossero accorsi in loro aiuto. Più recentemente, non va dimenticato che alla realizzazione dell’ospedale “Magalini”, sorto dopo la guerra, non fu estraneo il consiglio di p. Lino da Rovigo.

La chiesa dei Cappuccini, dedicata a S. Giuseppe, fu consacrata il 1° luglio 1838. Ormai ridotta a mal partito, fu restaurata e ampliata nel 1972. Nello stesso anno venne affidata ai Cappuccini la cura spirituale dell’ospedale civile e da qualche anno terminata.

Il 13 dicembre 1957, accanto al convento, fu posta la prima pietra del seminario serafico per gli aspiranti allo stato di fratelli laici (Cappuccini non sacerdoti). La stessa costruzione venne poi adibita a scuola pubblica e, dal 1993, a sede del postnoviziato cappuccino interprovinciale e sede del Biennio filosofico-teologico dello Studio teologico “Laurentianum” di Venezia. Dal 2008 il postnoviziato interprovinciale e sede del Biennio filosofico-teologico si trasferì a Cremona. Nel 2010 il postnoviziato interprovinciale passò a Milano.

Dal 2011 il convento è sede della Vicepostulazione di alcuni Cappuccini (il Beato fr. Tommaso da Olera, i Servi di Dio p. Giacomo Filon da Balduina e p. Lazzaro Angelo Graziani), precedentemente situata a Padova.

Dal 2012 parte dello stabile, precedentemente occupato dallo studentato, è stato occupato da una scuola paritaria cattolica.

[Fonte: «I nostri luoghi: cenni storici e attività attuali», in Stato personale e locale, Curia provinciale, Venezia-Mestre 2017, pp. 53-54].

Contatti

Via Rizzini, 4
37069 Villafranca (VR)
Tel. 045 7900177
Email: cappuccini.villafranca@virgilio.it

San Francesco

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Francesco nacque ad Assisi nel 1182, da Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Madonna Pica; la madre gli mise nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo viaggio in Francia, cominciò a chiamare il figlio Francesco (FF 1395). In gioventù Francesco fu attratto dall’ideale cavalleresco e dalle ambizioni del proprio ceto di borghesia in ascesa.

Nel 1202 partecipò alla scontro di Collestrada tra gli abitanti di Assisi e gli homines populi e i perugini e i bono homines fuoriuscito da Assisi. Assisi ebbe la peggio e Francesco fu fatto prigioniero con molti suoi concittadini e condotto in prigione a Perugia. Al raggiungimento della pace tra Assisi e Perugia, Francesco e i suoi compagni di prigionia furono liberati (FF 1398).

Il giovane figlio di Bernardone decide di dare corso al suo sogno di diventare “cavaliere” (miles). Nel 1205 si unisce al conte Gentile, che partiva per la Puglia, per essere da lui creato cavaliere (FF 1491). È a questo punto della vita di Francesco che iniziano i segni premonitori di un destino diverso da quello che lui aveva sognato.

Mentre era in viaggio verso la Puglia, giunto a Spoleto, una notte nel dormiveglia sente una voce che lo interroga:

«Chi può meglio giovarti: il Signore o il servo?». Egli rispose: «Il Signore». «E allora perché abbandoni il Signore per il servo e il Principe per il dipendente?» (FF 1492).

L’indomani Francesco decide di far ritorno ad Assisi e là aspetta che Dio gli riveli la sua volontà (FF 1401).

Trascorre circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare pubblicamente, nel 1206, all’eredità paterna nelle mani del vescovo Guido e assumendo, di conseguenza, la condizione canonica di penitente volontario.

Francesco veste l’abito da eremita continuando a dedicarsi all’assistenza dei lebbrosi e al restauro materiale di alcune chiese in rovina del contado assisano dopo che a San Damiano aveva udito nuovamente la voce del Signore dirgli attraverso l’icona del Crocifisso: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» (FF 593).

Nel 1208, attirati dal suo modo di vita, si associano a Francesco i primi compagni e con essi nel 1209 si reca a Roma per chiedere a Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita religiosa. Il Papa concede loro l’autorizzazione a predicare rimandando però a un secondo tempo l’approvazione della Regola:

Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza. Quando il Signore onnipotente vi farà crescere in numero e grazia, ritornerete lieti a dirmelo, ed io vi concederò con più sicurezza altri favori e uffici più importanti (FF 375).

Spinto dal desiderio di testimoniare Cristo nelle terre conquistate dall’Islam, Francesco tenta più volte di recarvisi. Finalmente nel 1219 raggiunge Damietta, in Egitto, dove, durante una tregua nei combattimenti della quinta crociata, viene ricevuto e protetto in persona dal Sultano al-Malik al-Kamil.

Rientrato ad Assisi nel 1220 Francesco rinuncia al governo dei frati a favore di uno dei suoi primi seguaci: Pietro Cattani. Non rinuncia però ad esserne la guida spirituale come testimoniano i suoi scritti.

Il 30 maggio 1221 si radunò in Assisi il capitolo detto “delle stuoie” al quale parteciparono dai dai 3000 ai 5000 frati. Sii discusse il testo di una Regola da sottoporre all’approvazione della Curia romana e fu nominato frate Elia vicario generale al posto di Pietro Cattani, morto il 10 marzo di quell’anno.

La Regola (conosciuta come “Regola non bollata”) discussa e approvata dal capitolo del 1221 fu respinta dalla Curia romana perché troppo lunga e di carattere scarsamente giuridico. Dopo un processo di revisione del testo, al quale collaborò il cardinale Ugolino d’Ostia (il futuro papa Gregorio IX), il 29 novembre 1223 finalmente Onorio III approva con la bolla Solet annuere la Regola dell’Ordine dei Frati Minori (detta “Regola bollata”).

Nella notte del Natale del 1223, a Greccio, Francesco volle rievocare la nascita di Gesù. Per questo chiede a un certo Giovanni di precederlo e di preparare quanto aveva richiesto perché «vorrei fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello (FF 468). È da questo episodio che ebbe poi origine la tradizione del presepe.

Dopo il capitolo di Pentecoste del 1224 Francesco si ritirò con frate Leone sul monte della Verna per celebrarvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Lì, la tradizione dice il 17 settembre, Francesco avrebbe avuto la visione del serafino, al termine della quale nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso (FF 485). L’episodio è confermato dall’annotazione di frate Leone sulla chartula autografa di Francesco (attualmente conservata in un reliquiario presso il Sacro Convento di Assisi):

Il beato Francesco due anni prima della sua morte fece nel “luogo” della Verna una quaresima a onore della beata Vergine Madre di Dio e del beato Michele Arcangelo … e scese su di lui la mando del Signore: dopo la visione e le parole del Serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo, fece queste lodi scritte … (FF p. 177).

Nell’ultimo biennio della sua vita, Francesco compone il Cantico di frate sole (o Cantico delle creature). Sono anni questi in cui Francesco è sempre più tribolato dalla malattia (soffriva di gravi disturbi al fegato e di un tracoma agli occhi).

Quando le sue condizioni si aggravarono in maniera definitiva Francesco viene riportato alla Porziuncola, dove muore nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226.

Il giorno seguente il suo corpo, dopo una sosta presso San Damiano, è portato in Assisi e sepolto nella chiesa di San Giorgio.

Papa Gregorio IX il 19 luglio 1228 lo canonizza e il 25 maggio del 1230 le sue spoglie mortali sono traslate dalla chiesa di San Giorgio all’attuale Basilica di San Francesco, fatta costruire celermente da frate Elia su incarico di Gregorio IX tra il 1228 e il 1230.